martedì 10 giugno 2014
«Ma non è l'era postcristiana…»! Qui (4/6, p. 18), questa la riflessione del teologo Rosino Gibellini, acuto come sempre. E già: non pare davvero che il cristianesimo – come universo di fede e anche complesso intreccio di culture, quindi anche di fatti sociali – sia allo stremo come profetizzavano in tanti. La realtà resiste. Titoli di ieri e di oggi, tanti: «Vaticano Caput Mundi», «…nella casa di Francesco: i nostri figli chiedono pace». Francesco, e con lui davanti al mondo l'abbraccio di Peres e Abu Mazen. Poco tempo fa, al Muro del Pianto, con il Papa abbracciati il rabbino e l'imam: nel segno della Pace. Qualcuno l'ha detto: “Vi lascio la pace…” Shalòm, Salàm, Irene, Pax! Fede e civiltà: non identità, ovviamente, ma intreccio reale, e in tanti modi. L'altro ieri, qui in Agorà (p. 24) «Fede e Popoli»: inedito del “padre” Michele Pellegrino sul ruolo della devozione tradizionale. Cose serie? Cose grandi? Sì, ma anche cose che sembrano piccole. Una curiosità? Sempre qui (19/4, p. 22) leggi che nel 1857 Eugenio Barsanti, prete, inventò «il motore a scoppio». Anche questa un'era lunga: ancora senza “post”. «Agonia del Cristianesimo»? Sì, con “agonia” s'intende “lotta” di vita che vince la morte…
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