giovedì 7 settembre 2006
Bella sorpresa: ieri sul "Riformista" due spunti da incorniciare. Gennaro Acquaviva, ex senatore socialista e noto cattolico, spiega o tenta di spiegare a certa sordità ancora vigente che "Per una nuova politica della sinistra è necessario il dialogo con la Chiesa". E' innanzitutto senso della realtà di almeno un secolo e mezzo di storia: l'Italia contro i cattolici, e addirittura contro la Chiesa, non va da nessuna parte. Stesso "Riformista", Eduardo Patriarca rileva che chi lamenta "il silenzio del laicato cattolico" non si accorge che nella realtà concreta della vita sociale pare esistano solo i laici cattolici, singoli e movimenti, che parlano al Paese, mentre i "laici laici" si battono solo per poltrone e cariche, ma hanno perso il contatto con la realtà nel suo insieme. Vale anche per certi partiti: in tutti e due i "poli". Ecco infatti lo squilibrio in pagina bipolare. Sul "Giornale" un furibondo Piero Laporta se la prende con "la Comunità di S. Egidio" e con "i frati paramusulmani" che ad Assisi "usano la preghiera" di Giovanni Paolo II nel 1986 "per accucciarsi ai piedi degli aggressori". Certa volgarità non ragiona. Più fine e subdola quella ammantata di cultura su "Repubblica", sempre ieri, a p. 29, ove da Londra si mettono senza esitare nell'unico sacco della "irrazionalità" le superstizioni più stupide, le religioni e la fede cristiana come tale. Completa il quadro "Il Manifesto"(p. 10), che in un pezzo di puro anticlericalismo lamenta che la S. Sede non paga l'acqua di Roma! Scrivono, da quelle parti, e"bevono. Ma non sanno che Roma deve quasi tutti i suoi acquedotti ai Papi?
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