martedì 23 ottobre 2012
Ieri "Corsera" (p. 27) Telmo Pievani annuncia festoso: «L'Accademia del Vaticano promuove le idee di Darwin». Ha letto che il 12 ottobre Werner Arber, Nobel per la medicina e presidente dell'Accademia, davanti ai vescovi del Sinodo ha affermato l'attendibilità «della spiegazione evoluzionistica contemporanea» e pare esultare per la novità: per lui si tratta di una «svolta… novità significativa per superare i ritardi ancora presenti in alcuni settori conservatori del mondo cattolico». Non basta: scrive che così Arber «smentisce… il cardinale di Vienna Christof Schoenborn», e offre «un chiarimento salutare» nei confronti del «creazionismo americano». Trova anche coraggioso che Arber abbia detto che Gesù «se fosse ancora vivo» vorrebbe una «solida conoscenza scientifica» applicata «per il bene a lungo termine dell'umanità». Che dire? A parte quel «se fosse ancora vivo»– per la fede ovvio, anche se rivestito di mistero – qualche precisazione pare necessaria. Difficile pensare che il cardinale Schoenborn sia smentito dalle affermazioni di Werner Arber. Infatti la conciliabilità della fede cattolica con l'ipotesi evoluzionista, tale ovviamente che non implichi una visione ideologica totalmente materialista e immanentista, è cosa affermata da quasi un secolo – bastino i nomi dei gesuiti Teilhard de Chardin e Vittorio Marcozzi! – e confermata da un celebre passo della "Humani Generis" di Pio XII, fino dal 1951! Quanto al «creazionismo americano», va ricordato a Pievani che esso è una teoria fondamentalista con pretese scientifiche, totalmente diversa dalla fede nella creazione divina, che non pretende di dire il "come", ma afferma il "fatto" alla base dell'esistenza di ciò che appunto chiama "il creato". Va bene l'entusiasmo, dunque, ma non il ritardo…
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