sabato 20 giugno 2015
“Laudato si'” in scampoli. Antonio Patuelli: «Schiaffo globale» (“La Nazione”, 17/6). Lo capisci ricordando che l'Autore, personalità liberale, oggi è al vertice dell'Associazione delle banche italiane (le sue riflessioni sono note anche ai lettori queste pagine). Perciò lì sotto trovi anche un sospiro di sollievo: «L'ottica del Papa non è indirizzata principalmente alla nazione italiana». Superficiale e furbesco, da favola colta, è invece il titolo su “Repubblica”: «L'Arca di Noè come simbolo del rispetto per il creato». Si rievoca Bonifacio VIII – e torna l'immagine dello schiaffo – che volle dirsi «nuovo Noè». Liberi tutti, e libero anche “Libero” ove (pp. 1 e 16) leggi un titolo ostile fino all'insulto: «Chiesa nel dramma, ma il Papa pensa ai fiumi e agli insetti». Che pena! E vale a poco, in coda, l'apprezzamento per altre parole di Francesco. A qualcuno il Papa piace solo iuxta modum, ma questo tutto suo e guardando solo a certe nostalgie non solo storiche, ma personalissime. Bersaglio folle poi sul “Giornale” (p. 13) per Stefano Filippi con questo titolo: «L'Enciclica no-global del Papa cancella la proprietà privata». Dicono che l'ignoranza sia l'ottavo sacramento: non è chiaro se questo valga per il titolista o per l'autore, ma dai Padri della Chiesa al Vaticano II, da papa Giovanni e Giovanni Paolo II e Benedetto, nessuno ha cancellato la proprietà privata, e perciò Francesco ricorda soltanto che essa è subordinata al bene comune. Testuale da secoli e ribadito dal Concilio nella Gaudium et spes (n. 69, nota 11): «Nella estrema necessità tutto è comune, cioè è da comunicare». Ultimo scampolo su “Repubblica” (p. 32) Michele Serra: è «una fortuna che questo Papa, quasi ogni volta che apre bocca, costringe la politica, soprattutto la sinistra, a provare un sentimento (salutare) di inadeguatezza»: condivisa anche in molte pagine.
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