sabato 25 febbraio 2012
La Freccia rossa sembra aspirare aria e vento per alimentare la sua corsa e trascinare via la nebbia che si aggrappa ai rami degli alberi. La velocità ingoia le colline ritagliate sullo sfondo di un grigio vetroso e freddo. Si entra nel buio della galleria per uscire in un teatro invernale dove la neve copre la fantasia e il calore delle diversità. Non resta che la luce e il calore del treno dove leggere e non dare fastidio al proprio vicino aprendo le pagine del giornale troppo grandi, troppo rumorose nel silenzio di tutti. L'arrivo a Carpi, cittadina vivace e piacevole, adorna di palazzi e di chiese. La leggenda narra che nel 752 il re longobardo Astolfo, durante una battuta di caccia, perse il suo amato falcone. Avendolo poi ritrovato su un carpine, cui si deve il nome della città, volle erigere in quel punto una delle più belle chiese dedicate alla Madonna. Nei secoli seguenti molte famiglie si alternarono al potere finché nel 1331 Manfredo Pio ottenne dall'imperatore Giovanni di Lussemburgo l'investitura del feudo, che visse sotto il governo dei Pio un'età interessante e felice. Ce ne dà testimonianza, oltre ai grandi edifici prospicienti la piazza dei martiri, il Museo della città con 25 secoli di storia fino ad arrivare alla Carpi di oggi: che offre un cartellone ricco di eventi culturali, artistici, sportivi e gastronomici, amanti come sono i suoi cittadini del buon cibo e del miglior lambrusco. Verrebbe voglia di continuare nella piacevole descrizione delle cose viste, anche solo di sfuggita per la povertà del tempo a disposizione, ma il mio compito era quello di incontrare in una grande sala della parrocchia di Sant'Agata un pubblico che mi aveva chiesto di parlare di «De Gasperi, uomo e credente». Ma come si fa a parlare di spiritualità e politica senza cadere nel banale racconto di un tempo lontano e diverso da quello che siamo portati a vivere oggi? La politica, che sembrava essere il solo tema della sua vita, era invece la diretta conseguenza di quel sentire continua la presenza degli altri. Era il suo modo di amare. In uno dei primi articoli pubblicati sul Trentino egli scriveva: «Il Primo comandamento di Dio nella Bibbia è un comandamento sociale e di cultura: crescete e moltiplicatevi e sottomettete la terra con il progresso, con il lavoro, con le arti, con la scienza. Non rinchiuderti nel tuo microcosmo individuale, ma vivi una vita sociale e dedica le tue cure alla collettività. Il mondo con i suoi beni, dice ancora l'Ecclesiaste, con le sue ricchezze, con i suoi misteri affidò Iddio agli uomini, alle loro dispute, ai loro sforzi di progresso e di ricerca del vero bene». Questo era dunque il programma di un giovane che intendeva fare della politica la sua missione e che potremmo riassumere con l'iscrizione nel marmo di una piccola chiesa di paese che dice: «A perenne ricordo di A. De Gasperi, democrazia, onestà e fede per lui non furono soltanto parole». Ma ora è tardi. La città ritorna nella nebbia e le luci delle strade perdono intensità e colore.
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