mercoledì 9 aprile 2003
Tertulliano, san Tommaso d'Aquino, Henry Newman. Quasi 2000 anni or sono - certi giochi erano già in voga - il primo chiese che la fede non fosse rifiutata senza essere conosciuta. Ieri "Il Foglio", elogio del "cristiano bifronte" Tony Blair: "la sua fede religiosa è ben nota, ma maschera una sorprendente elasticità dottrinale". Talora "il legislatore Blair" ha contraddetto le direttive di Chiesa e ora con questa guerra va contro le scelte della gerarchia anglicana e di quella cattolica, Papa in testa. Insomma Blair preferisce la sua coscienza ai diktat di chiesa. E giù riflessioni di parte "bellicista" - si sa che "Il Foglio" è per questa guerra, senza se e senza ma -, sulla vera libertà che in fondo viene dal "libero esame protestante", e sul fatto che "le buone intenzioni" in politica debbono cedere ai "vantaggi" delle scelte realistiche. Grandi lodi della libertà del credente Blair con al fondo, tra le righe, l'idea che i credenti in genere, e i cattolici in particolare, debbono sempre e obbligatoriamente seguire le direttive della gerarchia. Il buon cattolico sarebbe privo della libertà di coscienza, ceduta in appalto, firma in bianco, al parroco, al vescovo e in ultima istanza al Papa. Ma è così? Qui arrivano a proposito gli altri due: san Tommaso d'Aquino quasi otto secoli orsono nella "Summa teologica" - gli esperti del "Foglio" troveranno il testo - alla domanda se "bisogna obbedire alla coscienza o al prelato" rispose scegliendo la prima. E il cardinale Newman in un celebre passo brindò alla coscienza, "primo vicario di Cristo in terra", e poi al Papa che ne è "il secondo". Certe immagini fanno effetto, in pagina, ma sono false"
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