giovedì 29 aprile 2004
L'anima è un arbore fatto per amore e perciò non può vivere altro che d'amore. E' vero che, se ella non ha amore divino di perfetta carità, non produce frutto di vita ma di morte.
Morì a Roma il 29 aprile 1380 a soli 33 anni Caterina Benincasa da Siena, canonizzata nel 1461 da Pio II, dichiarata patrona d'Italia da Pio XII nel 1939, proclamata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970, e celebrata oggi dalla liturgia. Da quel Libro della divina dottrina che essa dettò tra il dicembre 1377 e l'ottobre 1378 abbiamo tratto poche ma bellissime parole sull'anima. E' Dio che parla a Caterina ed è stupenda quell'immagine dell'«arbore fatto per amore». Da un lato, c'è il simbolo freschissimo di un albero verdeggiante; dall'altro, c'è il seme dell'amore che ha fatto crescere e che alimenta questa pianta interiore. Se non c'è amore, l'anima si intisichisce e produce solo frutti avvelenati.
E', dunque, l'amore la radice vitale dell'anima, come anche ripetono s. Giovanni e s. Paolo (si veda la Prima Lettera di Giovanni e 1 Corinzi 13). Il grande scrittore Kafka, secoli dopo, dichiarerà: «Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e tutte le profondità». La nostra stessa vita è già un amore che ci precede perché frutto di amore divino e umano. L'amore ci spinge a uscire da noi stessi per ascendere verso l'infinito divino e per incontrare gli altri che popolano il nostro orizzonte. Per questo Cristo non ebbe esitazione quel giorno a dichiarare come primo e unico comandamento proprio un «Amerai"!». In esso Dio e uomo s'incontrano e s'abbracciano.
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