martedì 17 marzo 2020
Sul "Riformista" (14/3, p.10) Filippo La Porta: «Empatia come conoscenza. Che conforto leggere Edith Stein!». Bella pagina che la celebra come «grande pensatrice del '900». Dunque la Stein: la sua personalità, la sua ricerca filosofica, la sua originalità nel testo che la definisce come «ebrea tedesca, monaca cristiana morta ad Auschwitz nel 1942». A proposito, oggi si sa che lei già nel 1932 scrisse alla Santa Sede denunciando il razzismo antisemita del regime. Dimenticanza perdonabile? Sì. Non così quando nell'intera pagina non trovi una parola sul fatto che la Stein, carmelitana col nome di Benedetta della Croce, per la Chiesa è beata dal 1987 e santa dal 1998! Veniale? Certo, ma peccato, di incompletezza!
Altro? Ieri ("Messaggero", p. 1) leggi Mario Aiello – «I divieti violati, la sfida alla ragione come cinque secoli fa» – per la «passeggiata» (sic!) di Francesco per Roma! Pur senza intenzione derisoria è pesante, e quello «sfida alla ragione» dimentica secoli di pensiero su fede e ragione. Che nell'urgenza attuale "ricordare" in preghiera le pandemie di secoli passati sia «sfida alla ragione» è perlomeno dimenticare la lezione di Galileo. Quanto poi alla «passeggiata» annoto il fatto che anche su "Repubblica" la trovi così, e persino nel titolo a p. 19, mentre in "Cronaca di Roma" (p. 7), leggi semplicemente che «Papa Francesco va a San Marcello». Meglio! C'è altro? Sul "Fatto" (p. 22) leggi che in Quaresima «i preti che celebrano i riti sono pochi. Ma la Chiesa è in silenzio e Dio è morto»! Disinvolture leggere, a parte quel "silenzio" che indica tanta sordità, Dio è davvero morto? E ripensi a tanti, per primo al celebre "folle" di Nietzsche che «in pieno mezzogiorno» si aggirava sulla piazza con la torcia accesa. Lui, morto sì, ma risorto, è più che mai vivo: anzi è la Via, e per tanti – quanto alla ragione – anche la Verità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI