lunedì 25 agosto 2003
Della «neuroteologia» questa rubrica si è già occupata un paio d"anni fa (4 febbraio 2001), osservando che gli antichi romani erano assai bravi, per esempio, in architettura, perché avevano innato il senso della misura, cioè del limite, almeno di quello spaziale. Tuttavia erano anche tanto presuntuosi da essersi creati i loro dei inserendo tra quelli anche gli imperatori: il divo Nerone, tanto per restare agli esempi. Più tardi, con l"Illuminismo, si disse che erano stati gli uomini a crearsi Dio, per necessità o per comodità. Più recentemente, il rev. John Polkinghome, pastore anglicano e membro della britannica Royal Society, scoprì che «Dio è l"opzione più economica nella soluzione dei problemi aperti della scienza» e ieri uno scienziato stimato come  lo svizzero Renato Dulbecco gli sì è accodato: «Il nostro cervello fa le domande, perché ha bisogno delle risposte e Dio è un modo economico, appunto, di rispondere alle nostre domande». La neuroteologia, spiega Emanuela Mastropietro, è «quell"insieme di teorie  che da una trentina d"anni tenta di spiegare i fenomeni religiosi attraverso precise variazioni chimiche della materia grigia». Il Messaggero (sabato 23) ha dedicato un"intera pagina a un libro, "La biologie de Dieu", appena pubblicato in Francia, dove i Lumi non si sono ancora spenti. Su questo tema, ormai, le trovate sono sempre più frequenti. Una di queste è che «il cervello umano è stato geneticamente configurato per incoraggiare la fede religiosa». Lo scrive un professore dell"Università della Pennsylvania in un altro libro dal titolo "Dio nel cervello". Senonché, se davvero fosse così, l"uomo non potrebbe averlo creato altri che Dio. Quanto a Dulbecco, interpellato dal Messaggero per un parere, egli sembra non aver valutato il rischio che la mancanza del senso della misura, tipica dei nouveaux théologiens del neurone, porti alla nascita di una nuova religione, che potremmo chiamare "biolatria". A meno che nell"artificio del dio Neurone non si voglia trovare la prova illuministica dell"ateismo. Il che, però, sarebbe ancor prima una prova dei limiti del razionalismo.HA RAGIONE, PERÒ NOEd ecco una conferma, magari indiretta, dei disinvolti limiti di cui sopra. Un editoriale di Giuseppe Di Leo su Il Riformista (martedì 19) ha per titolo: «Ha ragione Wojtyla: il cristianesimo ha forgiato l"Europa» e per contenuto una rapida, ma bella sintesi delle ragioni del Papa. Tuttavia, l"editoriale si conclude disinvoltamente così: «Tanto basta per dare ragione a papa Wojtyla. Che però il riferimento al cristianesimo entri nella Costituzione europea è un altro problema». TUTTI POLIGAMI, ANZI NOInvece sul Messaggero di giovedì 21, in prima pagina, un servizio sulla poligamia dal titolo: «Dieci donne per ogni uomo, 10mila anni fa» cominciava disinvoltamente così: «Fino ad almeno 10mila anni fa gli uomini erano tutti poligami e per ogni maschio c"erano almeno dieci femmine a disposizione. Erano, però, pochi i fortunati: solo uno su dieci riusciva ad avere il suo harem».
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