sabato 5 settembre 2009
«Nelle tue mani»: per Stefano Rodotà, ieri su "Repubblica" (p. 48) è il "titolo del nuovo libro del prof. Ignazio Marino", che al completo è così: "Medicina, fede, etica e diritti". "Un libro - scrive Rodotà - sul potere del medico esercitato nei confronti di chi si trova in una situazione di particolare debolezza, quella di chi affida al medico sé e la propria salute". Il titolo stesso di "Repubblica": "Da Welby a Eluana, il medico e il potere" chiarisce meglio il senso del pezzo e anche del libro. "Nelle tue mani"? Tre sole parole, ma se leggi con un minimo di famigliarità con i testi cristiani, pensi subito all'ultimo grido di Gesù sulla Croce: "Padre, nelle tue mani affido la mia vita!" La provocazione è subito evidente - pare davvero difficile pensare che sia stata inconsapevole - e comunque la dice lunga sul senso profondo del libro che, così come presentato da Rodotà alla sua base ha, esplicita o latente, l'attribuzione al medico del "potere di vita o di morte" sul paziente, che infatti "affida al medico sé e la propria salute". Non solo "la propria salute", ma "sé""Anche il suo diritto alla vita? Anche. Sia chiaro: il medico di fatto ha sempre avuto "il potere" di vita e di morte, ma qui si tratta di darglielo "per diritto" di legge di Stato senza limite alcuno, né in un ordine naturale, né in uno divino che tutti, singoli e Stato, medico compreso, debbono rispettare. E infatti i nomi fatti, "Welby", ma soprattutto "Eluana", dicono che "in nome della legge" conta solo il potere del medico. Ci pensi su: per un autore che si proclama "cattolico" quel titolo ti può apparire un po'"blasfemo.
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