sabato 8 aprile 2017
Una bella donna dai capelli castani striati da un rosso ruggine molto elegante... Mi è sembrata alta e snella con un sorriso aperto. Ma è stato un attimo e un saluto veloce in mezzo a tanta gente che riempiva le sale del palazzo romano dove Antonella Privitera apriva la sua mostra di pittura.
Romana di nascita ma di tradizione siciliana, sognatrice, viaggiatrice e soprattutto – come ce la presenta un breve opuscolo – ricercatrice che ha percorso una via di trasformazioni passando dal Mediterraneo all'Africa e dall'illuminismo al buddhismo in una ricerca di convergenze possibili. Giudizio non facile da comprendere se non si vedono le sue opere.
Impressionante il racconto artistico, che si apre con alcuni pannelli in alluminio dal titolo «Frammenti di luna», quasi un grande gioco che cambia forma e luce se viene osservato da angolazioni diverse. Lo stesso tema ci accompagna nei pannelli seguenti «Frammenti di materia», «Momenti di spazio», meno comprensibili per chi passa senza farvi troppa attenzione.
Ma ecco le splendide creature delle «Cosmonaute». Figure di un certo fascino che sembrano nuotare in un universo tutto da scoprire senza possibilità di paragoni con la nostra Terra, quasi fossero guidate da un destino superiore, sicure nel loro movimento pur non conoscendo la via né il destino. I pannelli lignei rivestiti da fogli d'alluminio lavorato e sbalzato sembrano il mondo nel quale si muovono queste donne, ma non aiutano alla ricerca del luogo e del tempo.
«Saturno» e «Marte» sono i titoli scelti dall'artista per accompagnare le ultime due figure, che sembrano riuscire con le mani a superare quell'orizzonte irreale finché l'ultima giovane donna in un volo ci dice che siamo all'uscita dal sogno. Un sogno che in realtà non sembra finito perché Antonella pare giocare con scenografie di città immaginarie, punto di partenza e di approdo dei viaggi delle cosmonaute.
Giusto è il titolo di queste ultime creazioni che vengono presentate come «labirinti del tempo», dove le città e le cattedrali intrecciano architetture del passato con la fantasia del futuro che appartiene all'immaginazione dell'artista. Il risultato è tale che si dimentica la tecnica usata per ottenere queste immagini e si deve leggere in fondo alla presentazione di cosa i pannelli sono rivestiti per ottenere l'aspetto di cosa irreale e sognata.
Auguri Antonella, so cosa si prova quando si teme che la propria opera non sia compresa o condivisa.
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