martedì 20 gennaio 2015
Se dite che siete di Genova, in Italia e nel mondo, la prima cosa che l'interlocutore sottolinea è legata al mare e a Cristoforo Colombo. Ma subito dopo farà qualche commento sul pesto. Nessuno stupore, dunque, se è iniziata la procedura per candidare il gustosissimo condimento a patrimonio culturale immateriale dell'umanità nella lista dell'Unesco. Il riconoscimento ottenibile da 364 beni intangibili nel mondo, con 6 italiani in lista, è stato chiesto da Regione Liguria e Camera di Commercio genovese su proposta dell'associazione culturale "Palatifini", organizzatrice dei campionati mondiali di pesto al mortaio. Candidatura proposta perché il pesto è buono ma anche per «contrastare abusi di identità e genuinità del pesto genovese e rinforzare la tradizione dell'uso familiare del mortaio fattori di eccellenza che la nostra cultura, nei secoli, ha diffuso nel pianeta». E siccome siamo a Genova non poteva mancare il lato monetario: il pesto, sottolineano i proponenti, offre pure «un forte impatto economico» per la zona. Adorato da Frank Sinatra, assaggiato da papa Giovanni Paolo II in visita sotto la Lanterna, mira ad ottenere un riconoscimento per cui occorrono mediazione ed intervento dei ministeri dei Beni Culturali e dell'Agricoltura, adesione di enti pubblici e comunità locali, associazioni culturali. Si tratta, com'è noto, di salsa con vari ingredienti che in buona parte crescono bene con l'aria di mare, "in primis" il basilico di Prà (con aglio, olio e formaggio). Mentre pesto deriva da "pestare". Nel mortaio appunto: mai usare il "moderno" frullatore. Dino Frambati
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