mercoledì 10 luglio 2019
Pane buono, laico e multietnico. È la sintesi del messaggio lanciato da Grani Futuri, un appuntamento dedicato al pane che parte dal Gargano per aprirsi al mondo. Da tre anni si riuniscono fornai, panificatori, scienziati ed esperti del mondo dell'alimentazione a San Marco in Lamis, ai piedi del Santuario di San Matteo, un tempo tappa obbligata per i pastori che scendevano dall'Abruzzo per la transumanza, invocando la protezione delle greggi e degli armenti. Perché il pane? Il pane è un progetto, un ponte tra culture, un simbolo senza confini né frontiere e che, anzi, apre le porte della condivisione e della conoscenza reciproca. E lo sarà sempre, secondo Antonio Cera, ideatore dell'evento, che punta ad arricchire e valorizzare il confronto: «Solo con lo scambio si può crescere» è il suo motto. Così l'orizzonte si allargherà a tecniche, usi e tradizioni dei pani da ogni angolo del pianeta, per valorizzare il dono che la Terra ha fatto all'uomo. Lo aveva annunciato il Manifesto Futurista del Pane, di due anni fa, decalogo che racchiude propositi e proposte e che nell'edizione appena conclusa è stato sottoscritto anche dallo scrittore Pino Aprile, dallo scienziato Angelo Vescovi e da Teo Musso, il padre della birra artigianale: «Un pane buono da mangiare, buono per la salute e buono per l'ambiente».
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