venerdì 22 gennaio 2010
Ancora sul Papa nel Tempio maggiore della Comunità ebraica. Perfetto e pungente l'ambasciatore di Israele, Mordechai Levy: «Prima della visita la stampa ha fomentato un'atmosfera di crisi, e i media sono stati molto delusi per il fatto che non c'è stata alcuna crisi». Già"Tanta nostra stampa laica, con qualche scampoletto anche di qualcuno che quando fa comodo si dice cattolico, prenda e porti a casa! Mercoledì saggio giudizio anche di Bernard-Henri Levy sul "Corsera" (p. 14): «Se anche Benedetto XVI e Pio XII diventano vittime del pregiudizio"» Perfetto, salvo quel «diventano» del titolo che fa un po' sorridere. «Diventano»? Pio XII è vittima di pregiudizio " per la verità postumo, perché in ritardo di 18 anni sui fatti e di 5 sulla sua morte " dal 1963, e Benedetto XVI lo è da quando, ancora teologo e cardinale, ha ricevuto da Giovanni Paolo II l'incarico di Prefetto dell'ex S. Offizio, quindi" «carabiniere della fede cattolica»! E se poi ci si imbatte, magari a firma cattolica, in un titolo per cui dopo la visita «Nessuno può dirsi soddisfatto» ("La Stampa", 18/1, p. 1), fa tanto piacere, e non solo personalmente, leggere cose equilibrate e serie che " diciamo così " vengono da oltre i confini di casa cattolica, e perciò ("Corsera", 19/1, p. 24") che «il Pontefice (è) contento e sereno», che il cardinale Kasper dichiara che «la visita è andata molto bene da tutte e due le parti», e sempre lì, da parte ebraica, che «la visita è andata bene, e una cosa è certa: Benedetto XVI è entrato in Sinagoga sorridendo, ed è ripartito sorridendo». Con buona pace di certi profeti"
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