domenica 11 aprile 2010
Una settima-
na di fuoco per gli evo-
luzionisti neodarwi-
nisti. L'ha accesa uno scienziato affermato a livello internazionale come Massimo Piattelli Palmarini, professore di Scienze cognitive all'Università dell'Arizona (con un libro (Gli errori di Darwin, Feltrinelli) che è stato presentato su Repubblica (29 marzo) suscitando una polemica giornalistica internazionale: solo in Italia almeno una dozzina di interventi sui principali quotidiani, di cui l'ultimo, per ora, è una replica del professore sul Corriere della sera (giovedì 8). Sarà bene innanzi tutto precisare: primo, che Piattelli Palmerini tiene molto a non essere scambiato per un creazionista e dichiara esplicitamente: «Io sono ateo, integralmente ateo». Secondo, che non nega il darwinismo, ma la sua deformazione neodarwinista. Il Foglio (30 marzo) ha definito la sua uscita «una rinfrescante cannonata laica contro la parrocchia darwinista». Essendo impossibile riferire gli argomenti dell'uno e la palese insofferenza dei cultori del neoevoluzionismo dogmatico, basterà accennare che Piattelli Palmarini non nega una limitata evoluzione delle specie, ma rigetta la selezione naturale e, quindi, lo sviluppo di nuove specie. Senza attribuire alla Sacra Scrittura intenzioni storiche e scientifiche ad essa estranee, non si può fare a meno di notare con quanta insistenza la Genesi " 10 volte (segno di completezza) nel racconto della creazione e 3 (segno di totalità) in quello del diluvio " parla di crescita di ogni essere vivente (piante e animali) «secondo la propria specie». Che i neodarwinisti abbiano ubbidito?

CASI PIETOSI
Nella polemica sulla Ru486 torna la tecnica dello sfruttamento dei casi pietosi. L'Unità (giovedì 8) ha pubblicato la storia di Sara, due figli e uno perduto in gravidanza, «cattolica», prima madre ad usufruire della micidiale pillola a Bari: «Sono stata operata a gennaio per un mioma all'utero» (un fibroma, cioè un tumore benigno) e temeva una grave lacerazione. Venerdì 9 L'Unità ha replicato con un'altra storia: Claudia, 44 anni, 20 di matrimonio, un figlio sedicenne, una «patologia autoimmune» che, però, di per sé è controllabile con terapie adeguate. Dice Claudia, «la gravidanza andava bene», ma «il mio bambino aveva una grave malformazione». Così «prima di addormentarmi l'ho salutato e mi sono scusata con lui e ho cercato di fargli capire che lo facevo per lui». Non si sa se «lui» abbia gradito le scuse. Il Fatto quotidiano (stesso venerdì) visita, invece, il reparto Ivg del San Camillo a Roma: una ragazza 17enne, ha paura dei genitori e «ha saltato un giorno di scuola», ma il bambino è nato lo stesso e adesso ha 3 anni. La direttrice del «reparto che aiuta le donne» racconta: «Lo scorso anno abbiamo fatto 2400 interventi». Il cronista commenta: «Parla con una grande determinazione». Che i 5 milioni di aborti dal 1978 a oggi in Italia siano stati tutti casi pietosi?

EBREI ISLAMICI?
Una frase innocua di Padre Raniero Cantalamessa, che subito se n'è scusato, ha disturbato gli esponenti dell'ebraismo. Per raccoglierne l'irritazione, l'Unità (domenica 4) ha intervistato Tullia Zevi, già esule a Parigi e a New York per le leggi razziali fasciste e già presidente delle Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). Solo che, nel presentarla, per ben due volte l'ha definita «presidente dell'Ucoi», che è la sigla dell'Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia. Niente proteste, però, da parte israelita.
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