domenica 25 aprile 2004
Troppo, anche se pendolare. L'Oriana ha pensato a demonizzare l'islam, alla grande, e al rovescio provvede il filosofo. Su "Sette" del "Corsera"(22/4) Giulio Giorello incanta Tommaso Pellizzari, che devoto trascrive: l'islam? È luce, modernità, dialogo, sapienza e progresso. Titolo biblico: "E io vi dico che la modernità l'hanno inventata gli arabi". Se l'Oriana lo legge, e lo acchiappa, lo strangola! Noi invece da lui apprendiamo che "il dialogo" viene da lì, dall'islam: esso "è stato lo strumento di un illuminismo ante litteram... per essere utilizzato all'alba della scienza moderna". Di più: l'islam "è una 'radice' ben più importante del cristianesimo"! Non scherza il Giorello: loro, gli arabi, hanno anche "inventato in nuce l'università", ed è islamica, ben prima di quanto pensiamo, "la libertà della scienza", perché "nel Corano, a differenza che nella Bibbia, non ci sono indicazioni su strutture e dinamica del cosmo". Secondo Giorello la scienza araba è libera fin dagli inizi, mentre da noi "c'è voluta la Riforma". Del resto, ricorda lui, "gli strumenti di cui si serve Copernico per capire il movimento dei pianeti sono iraniani". Insomma, un peana... Che dire? Che qualcosa non fila. Dialogo e controversia? Ma Platone, con la sua ventina di "Dialoghi", era musulmano? E la controversistica pagano cristiana, da Celso a Ireneo, a Tertulliano e Agostino non precede di parecchi secoli Maometto? E quegli strumenti "iraniani", o meglio persiani, sono di mille anni prima. Ultimo, ma non ultimo: se è questo prodigio di libertà e modernità come mai lui definisce l'islam "una religione durissima"?
"Sette"? Come le virtù? Talora come i vizi!
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