martedì 12 dicembre 2017
Parliamo di mister Allegri e del panchinaro Dybala come se fosse una novità. E invece è ormai stanca ripetizione di una annosa discriminazione. O incompatibilità. Un'attenta navigazione sul web lo qualifica come un caso a livello europeo. Ne parlano tutti con stupore, molti con accenti polemici nei confronti del tecnico. Ne so qualcosa. Il 7 dicembre di due anni fa - Paulo era appena arrivato alla Juve da Palermo - scrissi su queste pagine un pezzo dedicato alle intemperanze, puramente calcistiche, dei tifosi bianconeri; dedicavo un «ben tornato in campo» a Dybala dopo tanta panchina e - cercando di spiegare la protesta dei tifosi contro l'ottimo Allegri - scrivevo: «Altra contestazione massiccia e apparentemente immotivata quella degli ultrá bianconeri contro il tecnico che centellina per lungo tempo l'impiego di Dybala... Per questo Allegri s'è preso i fischi del suo pubblico e le critiche di cronisti amici come me: non riusciva a capire Dybala. Glielo hanno fatto capire la società ma anche il vostro cronista che ha ricordato altre sviste del genere, come il Baggio contrastato a Bologna da Renzo Ulivieri...». E qui c'è un singolare incrocio: il presidente degli allenatori è stato uno dei primi, due anni fa, a designare Dybala «futuro Pallone d'Oro», prontamente incalzato dal vecchio presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni: «Se Ulivieri lo avesse capito Baggio poteva valere cento milioni come Dybala». Finita qui? No. Dopo Juventus-Inter di sabato con quell'inutile e amaro quarto d'ora di Paulo sono andati a cercare il parere di Ulivieri, critico nei confronti di Allegri.
Il calcio è anche questo: smemoratezza. E inspiegabile contraddizione. Paulo Dybala ieri era “Joya”, oggi è “Tristeza”, vien voglia di accompagnare i suoi ultimi passi sul terreno dello Juventus Stadium con le note di un addolorato tango di Eduardo Blanco, o cercare la rivelazione di un sentimento accorato nelle parole del grande Jorge Luis Borges che mi confessava la sua passione calcistica nella trattoria di Maipù, a Buenos Aires, nel Settantotto. Un giorno Allegri ci dirà perché non crede in Dybala anche se gli affida i minuti finali, decisivi, che naturalmente fallisce. Un segreto inconfessabile o un banale dissidio tecnico-tattico? Nell'attesa, il Barcellona si fa avanti. Cento milioni di euro? «Si può fare»- disse tristallegro l'Avvocato Agnelli a Moggi che stava cedendo Zidane al Real Madrid per centoventi miliardi di lire.
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