sabato 10 settembre 2016
Qualche incomprensione? Talora c'è anche altro... Commentando (“Il Fatto Quotidiano.it blog”, 4/9) la canonizzazione di Madre Teresa, Marco Politi, collega serio e informato, scrive che essa «per 50 anni, esattamente l'ultimo secolo della sua vita, non ha creduto in Dio», come provano queste «frasi sconvolgenti per una futura santa: “Sento che Dio non è Dio… che non esiste veramente”»! E per Politi non vale la solita scusa dei «teologi cattolici»: «Qui non si tratta semplicemente di quel fenomeno che chiamano la notte della fede». A conferma di tutto per lui c'è lo stesso postulatore ufficiale della causa di Madre Teresa: lei «non sentiva la presenza di Dio nel suo cuore»! Liberamente non credente, lui, trova così confermata la negazione della fede, libera per tutti, ma con una provocazione valida del «silenzio di Dio, l'inimmaginabilità di Dio e la domanda di Dio». Dunque Madre Teresa «non ha creduto in Dio» fino alla morte! Non basta. La cosa per lui troverebbe conferma con un altro esempio: «D'altronde Giovanni Paolo II proclamò Dottore della Chiesa Santa Teresa di Lisieux, che morì non credendo in Dio»! Che dire? Innanzitutto che «notte della fede» non è assenza di Dio, ma del “sentimento” vivo della sua presenza, e oltre alle vicende di tanti Santi basterà l'esempio supremo: il Getsemani e lo «Eloì» di Cristo sul Golgota. Credere, allora, non è «sentire la presenza di Dio», ma vivere e anche morire affidandosi a Lui. E poi che il richiamo a Teresa di Lisieux è smentito dalla sua stessa autobiografia (cfr. “TdL, il fascino della santità”, Lindau, 2012, p. 384) ove racconta così la sua prova: «... pur non avendo la gioia sentita della Fede (...) credo di aver fatto più atti di fede da un anno in qua che durante tutta la mia vita». E morendo (30/9/1897) la sua ultima parola fu questa: «Mio Dio, io ti amo!».
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