lunedì 15 novembre 2004
Quando due forti passioni schiamazzano nel cuor d"un uomo, nessuno, nemmeno il paziente, può sempre distinguere chiaramente una voce dall"altra, e dir con sicurezza qual sia quella che predomini.Almeno una volta l"anno torniamo per la nostra riflessione a quel capolavoro che sono I promessi sposi di Manzoni. Il tema è quello delle passioni contrastanti che "schiamazzano insieme" nel nostro cuore. Già Platone nel Fedro immaginava che il cocchio della nostra anima fosse strattonato in direzioni opposte da due cavalli, quello bianco della virtù e quello nero delle passioni cieche e istintive: il filosofo greco era, però, convinto che l"auriga, ossia la ragione, potesse avere il sopravvento e regolare la corsa. In realtà, noi sappiamo quanto spesso rimaniamo divisi tra bene e male, tra virtù e vizio, tra amore e odio e non siamo così forti da imporre all"una o all"altra passione di fermarsi e placarsi. Non per nulla lo stesso s. Paolo, che si sente quasi squarciato tra due leggi che lo tendono verso esiti antitetici, alla fine deve solo affidarsi alla grazia divina: «Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!» (Romani 7, 24-25). È indubbio che, quando siamo travolti da passioni opposte, è come se fossimo su un terreno di sabbie mobili: più ci agitiamo e tentiamo di venirne fuori, più precipitiamo. È necessaria appunto la mano ferma di una persona che è su una rupe. Fuori di metafora, abbiamo bisogno di una guida che si imponga a noi con la sua autorevolezza e saggezza ed è decisiva la forza di Dio che «non vuole che il peccatore muoia ma che desista dalla sua condotta e viva», come dice il profeta Ezechiele (18, 23).
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