giovedì 17 aprile 2003
Cattedre. Ieri Giovanni Paolo II ha detto che "la Passione di Cristo continua nelle sofferenze" umane e la sua "Resurrezione ci assicura che odio, violenza e morte non sono l'ultima parola". Così da 2000 anni, perché quell'uomo crocifisso e sepolto si presentò vivo dicendo ai suoi: "Venite e toccatemi con le vostre mani, un fantasma non ha carne e ossa come io ho""È la ragione della fede e della speranza sicura. Sempre ieri, firma cattolica, ultima pagina del "Manifesto" con titolo: "Questa Pasqua non è un miracolo". Esordio: "Al punto in cui siamo occorre un colpo d'ala". Eccolo: riconoscere che tutte le culture, tutte le religioni, tutte le aspirazioni umane hanno il loro "mito" della resurrezione come "pasqua", cioè "fatidico passaggio", e che la resurrezione di Cristo è solo uno dei tanti scenari costruiti dalla fantasia umana per animare la speranza del meglio. Cristo non è risorto, ma raccontandoci che è risorto, noi crocifissi dalla vita ci sentiamo rappresentati da lui e ci diciamo che abbiamo ancora speranza in un futuro migliore. Ma per questo - ecco il "colpo d'ala" - "bisogna finirla con l'idolatria del risorto e con l'esclusivismo della sua figura": importa non Gesù, ma "i valori per cui lui ha vissuto". Ovvio che - chi scrive è libertario - se poi uno vuole chiamarlo Dio faccia pure, ma parliamoci chiaro, è tutta una favola. Per capirlo bene ecco la formula: non è "rinvivito", ma "risorto". Con appendice: se insistiamo con Paolo, Pietro, e 2000 anni, a volerlo "rinvivito", allora meglio, "più attuali e più a portata di mano" le statuette della Madonna che piange, le guarigioni di Lourdes e i miracoli di Padre Pio". Due cattedre, due maestri. Chi scegliere?
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