sabato 3 luglio 2004
Dubitare di tutto o credere tutto sono due soluzioni egualmente comode che ci dispensano, l'una come l'altra, dal riflettere. Al tema proposto da questa frase desunta dall'opera La scienza e l'ipotesi dello scienziato francese Henri Poincaré (1854-1912) ci conduce l'odierna festa di s. Tommaso, il discepolo entrato nella storia per quel "dito" desideroso di verifica: viene in mente il dipinto impressionante di Caravaggio conservato a Potsdam in Germania, ove con una fisicità esasperata il pittore raffigura l'apostolo che infila il dito oltre la pelle nella ferita del costato di Cristo. Certo è che ha ragione anche Poincaré quando ci ammonisce nei confronti di una credulità sfrenata. Non si riesce a capire come sia possibile che, dopo tanti servizi televisivi che hanno sbeffeggiato maghi, cartomanti, astrologi e altri cialtroni, siano ancora legioni quelli che si mettono in fila per essere guariti, consigliati, illuminati da questi "maestri"! La fede autentica non è creduloneria illimitata, abdicazione della ragione, cecità e scelta dell'assurdo. Il suo è un itinerario che comprende l'oscurità e la ricerca, che coinvolge l'intelligenza e che approda a una conoscenza non irrazionale ma "metarazionale", ossia ulteriore e superiore, un po' come accade nell'esperienza d'amore. In essa si conosce l'altro non solo attraverso la logica ma anche attraverso il sentimento, non solo con la verifica fisica ma anche con l'intuizione. E', quindi, necessario incamminarsi su un itinerario complesso e serio se si vuole vivere in pienezza la fede. Su di esso non si cammina da soli e non sempre nel procedere c'è luce: Abramo, nostro padre nella fede, ce lo insegna.
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