giovedì 7 marzo 2019
Vorrei spezzare una lancia, anzi una pancia, a favore di tutti quelli che la dieta la cominciano sempre lunedì prossimo. Lo dicono più o meno ogni martedì, e prima della fine della settimana hanno già cambiato idea. Mentono (mentiamo) sapendo di mentire. Ma mentre lo promettiamo, chi non ha di questi problemi ci considera molto teneri. Come un maialino da latte, che tra l'altro al forno con le prugne è favoloso.
Il problema però è serio, purtroppo siamo un Paese di grassi. Consapevoli e pentiti, ma comunque deboli di giro pancia. Dall'ultimo Rapporto Ristorazione della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, risulta che il 97,1% degli intervistati è certo del fatto che la nostra salute e il nostro benessere dipendano da ciò che mangiamo, ma che nonostante questo il 50% della popolazione adulta è in sovrappeso, o anche di più: il tasso di obesità è dell'11%, pari in valore assoluto a 5,3 milioni di persone, ed è cresciuto di oltre il 20% in dieci anni. Un dato allarmante soprattutto perché l'aumento maggiore riguarda i più giovani. Le percentuali di bambini troppo rotondi riflettono cifre da Somalia all'incontrario, e fanno ancora più male perché noi adulti larghi, certe stazze ce le ritroviamo per scelta, o per la debolezza di non voler rimediare diversamente. Mentre loro, anime candide di bignè, sono vittime di genitori disattenti che come dimostrazione di affetto infilano merendine zuccherose negli zaini di scuola, e consentono ai loro pargoli razioni di patatine fritte che sfamerebbero un quartiere intero. Molti di questi, da grandi, per reazione diventeranno anoressici e poi magari vegani, dimostrando che con la maggiore età si può sempre peggiorare, ma nel frattempo portano in giro la propria fisicità masticando pericolose insanità e tristezze assortite.
Noi diversamente magri comunque sappiamo con chi prendercela: siamo un club che ha ben chiaro il fatto che non è mai colpa nostra. Siamo così non perché frequentiamo il frigorifero molto più volentieri che la palestra, ma perché la televisione ci abitua a esplorare i ristoranti come fossero musei, e anziché imbarazzarci con le immagini della fame nel mondo preferisce inforchettare gli show degli chef di regime. La croccantezza è diventata la nuova password per definire ogni discorso, e se non sai impiattare sei veramente fuori da ogni considerazione sociale. Insomma, se ci inculcano che la besciamella è il nuovo carburante della storia, non si può pretendere che noi sensibili seguaci della pasta al forno possiamo restare indifferenti.
Urgerebbe una svolta, ma quella te la può consigliare solo il nutrizionista, categoria che molti di noi arricchisce da anni senza ricevere un etto di riconoscenza in cambio. Quasi sempre dopo tre settimane, abbiamo solo perso tre settimane. Ma anche qui, la colpa se non dimagriamo è ovviamente loro. Che non sanno calibrarci la dieta giusta: noi, volenterosi, ne faremmo volentieri anche due contemporaneamente, anche perché sappiamo che con una sola non si mangia abbastanza.
Il problema è che non siamo sinceri. «Non mi chiedo perché i pazienti mentano, do per scontato che lo facciano...»: non lo ha detto un luminare, ma il dottor House, protagonista di una celebre serie tv. In effetti, secondo i dati dell'Università dello Utah, addirittura l'80% delle persone non racconta la verità al proprio medico. E tra i camici bianchi, i più soggetti alle menzogne o, nella migliore delle ipotesi, alle mezze verità da parte dei pazienti risultano proprio i dietologi (31%). L'argomento dieta è quello che suscita le versioni più fantasiose: si spazia dall'intramontabile “la sto seguendo alla lettera, non capisco perché non dimagrisco” al “eppure vado a correre almeno un'ora al giorno”, omettendo di dire che quel giorno capita al massimo una volta al mese. Tra il promettere (troppo facile) e il fare (troppo difficile), servirebbe una terza via, possibilmente a base di fibre.
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