domenica 22 marzo 2020
La riflessione religiosa classica, accanto alla teologia mitica dei poeti (religio fabulosa) e a quella politica dei governanti (religio civilis), aveva sviluppato anche la teologia cosmica (religio naturalis), dei filosofi, che definivano Dio fato (fatum), provvidenza (providentia), natura (natura), parte dell'universo (pars mundi), mente dell'universo (mens universi), addirittura universo stesso (mundus), tutto il visibile e tutto l'invisibile (quod vides totum et quod non vides totum; Seneca, Le ricerche sulla natura, 2, 45, 2 sg.). Questa relazione tra i fenomeni naturali e la presenza del divino rinvia il pensiero a un'altra concezione, quella biblica, di segno opposto: «Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, la voce di un silenzio sottile. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello» (Primo Libro dei Re 19, 11-13). Illuminante il commento di Umberto Eco: «Non si può trovare Dio nel rumore. Dio si palesa solo nel silenzio. Dio non è mai nei mass media, Dio non è mai sulle prime pagine dei giornali, Dio non è mai in tv, Dio non è mai a Broadway».
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