martedì 13 ottobre 2020
Evidenze negative e limiti di Dottrina più o meno in mascherina. Ieri al centro della prima di “Libero” articolo di Pietro Senaldi che con foto sorridente presenta un noto vip ecologista che – si legge – annuncerebbe così una sua valutazione polemica: «Ma Bergoglio non capisce nulla di ambiente». Nulla! Con seguito ampio e senso unico a p. 9. In pratica, una “elegante” sentenza sulle competenze del Papa: bocciato il giudice! Lì sotto, sempre in tema di valutazioni esperte altro titolone con bersaglio affine al precedente: «In Vaticano i cardinali bevono come delle spugne». Ubriaconi! Per vescovi e preti seguiranno cure appropriate? In realtà la valutazione enologica è probabilmente ispirata da una notizia circolata in rete sulla Corte pontificia ad Avignone e sui vini di quella regione, 600 anni orsono. La firma è di un signore che è forse omonimo di un giornalista cattolico di altri tempi. Fin qui brutalità evidente, ma altrove più che brutalità c'è al fondo anche qualche grave ignoranza e impreparazione esibita. Sul “Foglio” (8/10, p. 2) trovo una “lettera” al Direttore nella quale Luca Del Pozzo si scandalizza per il fatto che nella “Fratelli tutti”, elogiando il Samaritano e proponendolo come esemplare per la salvezza eterna, papa Francesco realizzerebbe un «corto circuito» mortale, perché allora «a dirla tutta non c'è neanche bisogno di essere credenti» per essere salvi, «rendendo così il cristianesimo un qualcosa di, tutto sommato, anonimo». Spiace dover ricordare a Del Pozzo e a chi pubblica simili pensieri negativi rivolti al bersaglio ormai fisso individuato nella persona e nel pensiero del Papa, che la lezione di Dottrina purissima, per cui anche non conoscendo il Dio di Gesù Cristo ci si salva se lo si riconosce nel prossimo sofferente e invece pur conoscendolo in astratto non ci si salva se non lo si è “riconosciuto” nel prossimo, è roba di Vangelo da duemila anni. Matteo 25 (cfr. anche san Paolo 1 Cor. 13): qualche anno prima del 2013!
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