sabato 1 febbraio 2020
Sembrava che il vagone del mio treno fosse trattenuto da una forza maggiore e che lasciasse contro la propria volontà la strada che gli era stata imposta sulle rotaie di ferro. Era il profumo della mia valle che i finestrini chiusi per il mal tempo non lasciavano entrare. Era il colore oscuro delle nubi, appena tagliate da lance di sole che sembravano inseguire il treno e gridare: dove vai, è questa la tua terra, non ricordi? E il richiamo scendeva dalle valli più alte dove i boschi sottovoce raccontano favole e la galaverna, un deposito di ghiaccio a forma di aghi, ricopre i rami che si piegano e si alzano come un grido al cielo. Non senti il richiamo dei boschi dove la pernice bianca, lo zigolo, la poiana, il picchio scuro e gli stormi di fringuelli alpini danno voce alle valli quando arriva la primavera? Guardavo dal finestrino le mura dei vecchi castelli sparire nella nebbia e il fiume, quasi bianco per il freddo, che sembrava seguire il treno nella sua corsa. Ed io sottovoce dicevo: vai piano, anche se arriverai un po' tardi che importa, io porterò con me il ricordo della mia terra che non so se e quando rivedrò. Siamo come le piante che possono essere trasportate e fatte nascere in terre diverse, ma che lontane dal loro nido perdono quel profumo che la natura aveva loro regalato. Il pomeriggio avanzava con le sue nebbie e mi sembrò che i boschi, le piante, le rocce avessero deciso di lasciarmi andare e il treno riprese a correre più veloce. Allora non mi restava che chiudere gli occhi e ripensare alla giornata appena trascorsa. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella aveva onorato con la sua presenza la piccola mostra che gli amici di Trento avevano preparato per il ricordo perenne di mio padre nell'elegante Palazzo Thun. Il dott. Paolo Magagnotti con l'importante aiuto del noto architetto Michelangelo Lupo, sono riusciti in un breve spazio, offerto dalla Regione, ad illustrare attraverso lettere, oggetti, ricordi e scritti e grandi immagini la vita così densa di fatti e di lavoro che De Gasperi aveva offerto al popolo per la sua rinascita dopo l'ultima guerra europea. Da una parte si vede anche la sua scrivania, quella modesta che mio padre e mia madre un giorno del ventennio fascista, tornando a casa fecero vedere alle loro figlie nella felicità di avere risparmiato per poterla comperare. Ora è li in un posto importante, ma io ricordo quando sentivo il battere sui tasti di una antica macchina per scrivere, delle mani di mia madre, mentre la voce di papà traduceva a voce alta i libri di lingua tedesca in italiano per poter guadagnare qualcosa in più del suo stipendio vaticano. Le grandi foto che ornano le pareti danno ancora vita ad un momento di ricostruzione della nostre Europa: Adenauer, Schuman e di grandi uomini della politica del tempo che hanno offerto il lavoro, la volontà, la fatica e soprattutto la sicurezza di offrire il meglio di se stessi per la possibile rinascita di un nuovo e grande paese: l'Europa unita.
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