venerdì 20 aprile 2012
Ricorderemo a lungo questo incerto, contraddittorio aprile. Il calcio - come il vento - non sa leggere né scrivere eppure ne restano vistose tracce nelle cronache sempre meno sportive, là dove si racconta di una passione colpita ora dalla disonestà, ora dalla morte. A ben vedere, com'è spesso capitato, il gioco del pallone è palesemente intonato alla vita di un Paese che a sua volta sta soffrendo una forte crisi di valori. La morte improvvisa di Piermario Morosini ha rivelato impensati giacimenti di sensibilità, addirittura d'amore per l'uomo più che per il calciatore, sospendendo i giochi e lo spettacolo destinato a retorica resistenza più per abitudine che per necessità, addirittura per penoso ludibrio, come andava dicendo due secoli fa Lord Byron; fu lui che scrisse - dopo aver assistito davanti a Castel Sant'Angelo alle imprese sanguinarie del boia Mastro Titta ammirate dal popolo macabramente festoso - «The Show Must Go On». Sì, lo spettacolo s'è fermato - magari inconsciamente - anche per un bagno purificatore di lacrime e buoni sentimenti proprio mentre sta esplodendo lo scandalo più brutto di tutti i tempi. Se ciò che si legge e ascolta è vero, sta arrivando una tempesta che Calciopoli, al confronto, è giusto un affaraccio di famiglia. Se ciò che si legge e ascolta e si minaccia è anche solo in parte vero, l'intero mondo calcistico professionistico rischia l'implosione e il fallimento. Resistono perplessità per la presenza di vari, troppi pentiti, di molti cialtroni, forse anche di mestatori e cialtroni e, in fondo, anche di troppe Procure in campo: ma fa sensazione - e induce a cattivi pensieri - l'affannata ricerca da parte di dirigenti incompetenti e dall'etica spensierata di abolire o comunque attenuare la spaventosa quanto indispensabile Responsabilità Oggettiva. Anche in passato qualcuno ha tentato di minarla, aggirarla: si trattava quasi sempre di colpevoli in cerca di attenuanti. Eh no: la dolorosa - talvolta ingiusta - norma è intoccabile. È importante, a questo punto, che la giustizia sportiva - seppur sommaria - faccia la sua strada, indagando, provando e punendo, e non segua l'iter tortuoso e annoso della giustizia ordinaria famosa per la sua lentezza. È importante che, prima del prossimo campionato, chi ha dato scandalo riceva la giusta sanzione. Cinicamente, se qualche club dovesse cadere dalla massima serie, sarebbe utile cogliere l'occasione per una riduzione del Campionato a 16 squadre. Riforma salutare in tutti i sensi da dedicare anche a Morosini, la cui morte improvvisa ha sollecitato maggior attenzione per la salute e la vita dei calciatori spesso condannati a ritmi di lavoro pericolosi.
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