domenica 3 febbraio 2008
Sorprende che un presidente emerito della Corte Costituzionale, qual è Gustavo Zagrebelsky, definisca «ultima violenza sulle donne» " ultima di una lunga serie " la moratoria sull'aborto (La Repubblica, 28 gennaio). Sorprende per almeno tre motivi: primo, perché è una tesi non giuridica, ma di una sociologia tutta femminista e politica; secondo, perché si serve di argomenti abbastanza rozzi, che però piacciono a Lea Melandri (Liberazione, venerdì 1); terzo, perché riconosce che «la questione aborto è un intreccio di violenze» e, «innanzitutto, indubitabilmente, violenza sull'essere umano in formazione, privato del diritto alla vita». L'ultimo argomento va registrato a favore del Presidente emerito anche se, subito dopo, è giustificato come esito inevitabile delle «violenze su violenze d'ogni origine: violenze della natura sulle società; delle società sulle donne; della donna su se stessa e sull'essere indifeso ch'essa porta in sé». Come il concepito, scrive Zagrebelsky, «la donna è soggetto debole rispetto a tante altre violenze psicofisiche, morali, sociali, economiche, incombenti su di lei». Quattro giorni dopo la Melandri, nota femminista, afferma di riconoscersi in questo estremismo sociologico, ma anche di trovarlo «mancante» di alcuni «passaggi». Eccoli: «Il rapporto della sessualità con il dominio maschile " appropriazione del corpo della donna, espropriazione della sessualità femminile, incanalata verso l'obbligo riproduttivo, esaltazione della virilità come potere fecondante» e infine l'«uso globale del territorio corporeo femminile». In sintesi: il rapporto uomo-donna inteso solo come rapporto tra due poteri (quello femminile è sul «figlio potenziale [...] che deve ancora diventare persona») e quindi di «conflitto». Che Liberazione sembri incapace di concepire il rapporto uomo-donna in termini di amore, di comunione di vita, di reciproca donazione non fa meraviglia. Stupisce che lo consideri tale, in una generalizzazione decisamente antigiuridica, anche Zagrebelsky. Poi, però, si scopre che, per esempio, il concetto del concepito che «persona deve ancora diventare» (la Corte nel 1975), mentre la donna «è già persona», è condiviso anche dal grande giurista e che nessuno dei due si accorge che, se persona non si è fin dal principio, non si comprende come si possa poi diventarla. Il divenire è un processo graduale: si è persona poco per volta? Né come Zagrebelslky possa parlare di un «diritto alla vita» di chi (per lui) non è ancora persona, dato che solo le persone sono titolari di diritti.

I PENTITI DEL "C 14"
Il prossimo Sabato Santo " come i lettori già sanno da Avvenire (26 gennaio) ", la BBC metterà in onda un documentario che," come Repubblica ha scritto il 31 gennaio " sulla base di un nuovo esame, dimostrerà che la Sindone «è più antica» della data di fabbricazione («tra il 1295 e il 1360») che, smentendone l'autenticità, le era stata attribuita nel 1988, con il famoso esame al carbonio 14. Ora che la Sindone non è un falso lo scrive persino Repubblica: «Nessuno crede che in pieno medioevo fosse possibile costruire un falso che nemmeno noi riusciamo a replicare». Nessuno, fuorché i molti interessati ad accusare a tutti i costi la Chiesa di falsità: i detrattori, per esempio, sostenevano che l'aveva fabbricato Leonardo. Il quale, però, è nato nel 1452.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: