sabato 12 novembre 2016
C'è una lezione, o se vogliamo una sequenza di sinistri scricchiolii, che il clamoroso trionfo di Trump può proiettare sulle società europee? È facile cullarsi sulle notevoli differenze tra meccanismi elettorali e ruolo dei partiti, assetto dei media e caratteristiche delle classi dirigenti che dividono le due sponde dell'Atlantico.
E sempre sul filone consolatorio, potremmo addirittura "vantarci" in Italia di aver anticipato il fenomeno di un grande imprenditore istrionico e spregiudicato, carismatico e capace, che conquista le menti e i cuori degli elettori spazzando via la vecchia politica. Ma il sottile filo rosso che unisce (su piani molto diversi) l'exploit di Grillo, il referendum su Brexit e la vittoria di Trump è ormai ben visibile e altrettanto pericoloso: l'inesorabile declino, o forse il definitivo dissolvimento, del potere "trainante" delle élite sui cittadini-elettori nelle società occidentali.
Il re è nudo, evidentemente. I più prestigiosi quotidiani del mondo anglosassone, a partire dal "New York Times", hanno spiegato per mesi agli elettori americani come Trump fosse palesemente «unfit» (inadatto) a guidare la prima potenza del pianeta. Quasi tutte le più celebrate star di Hollywood, a partire da un Robert De Niro protagonista di sorprendenti affermazioni da codice penale e da una Madonna promotrice di incentivi proibiti, hanno messo la faccia e la reputazione sulla vittoria di Hillary Clinton.
Il cuore pulsante del mondo economico-finanziario, dai grandi investitori di Wall Street ai migliori innovatori della Silicon Valley, ha investito miliardi di euro e pubblici endorsement per portare Hillary alla Casa Bianca. Una potenza di fuoco mai vista, eppure inutile. Perché quanto accaduto negli Stati Uniti, e prima ancora in Gran Bretagna, è il segnale di qualcosa di molto più profondo: oggi non esistono più soggetti economici e sociali in grado di influenzare le scelte, elettorali e probabilmente anche di consumo e di investimento, della massa dei cittadini, dei consumatori, dei risparmiatori.
Nell'epoca della "democrazia radicale" del web e dei social media, del crollo dei partiti tradizionali, della fine del pensiero codificato ci accorgiamo all'improvviso che il "popolo bue", che attendeva dall'alto indicazioni di vita e modelli di comportamento, non esiste più. È troppo presto per affermare se sia un'evoluzione positiva, nel segno della riconquista di uno spazio di libertà individuale di pensiero, o l'inizio di una nuova forma di anarchia politica e sociale. Quel che è certo è che nulla sarà più come prima, nel magico mondo delle cosiddette classi dirigenti.
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