mercoledì 14 novembre 2018
L'ottima idea di accendere uno spot su ciascuno dei personaggi del Vangelo è venuta a Santino Spartà, che ha compilato un Dizionario dei personaggi evangelici (Marcianum Press, pagine 232, euro 19,00). L'autore non si discosta dal racconto evangelico ma lo commenta con le voci dei Padri latini e greci, degli storici antichi come Tacito, Svetonio, Strabone, Giuseppe Flavio, attingendo anche ai Vangeli apocrifi. Per esempio, a proposito di Disma, “il Buon Ladrone”, riporta quanto ne scrissero Cipriano, Girolamo, Agostino, Crisostomo, Leone Magno, Fulgenzio di Ruspe, il Damasceno, il Crisologo. Atanasio definì Disma «Custos Paradisi»; Ambrogio «Primitiae Christi atque credentium» e così via. Colpisce l'originalità della scrittura di Santino Spartà. Talvolta offre brevi descrizioni paesaggistiche, come a proposito del Cieco-nato: «Dalla rarità candida del mattino fino alle sfumature rosee del tramonto, cercava di commuovere i passanti». Nell'episodio della guarigione dell'Idropico, Gesù «prima di sbottonare la sua divinità a favore dell'infermo, pone ai commensali, tutti farisei, una domanda». “Sbottonare”? Il verbo deve piacere all'autore, che lo ripete a pagina 178: «Probabilmente il dotto fariseo [Nicodemo] intendeva intuire, senza sbottonarsi apertamente, la natura del regno di Dio». Giovanni Evangelista «con Pietro si recò nella Samaria per griffare l'opera evangelizzatrice, iniziata dal diacono Filippo e impartire ai proseliti lo Spirito Santo». “Griffare”? C'è un po' di confusione nella tresca fra Erode Antipa, Erode Filippo, Filippo Tetrarca dell'Ituera, Erodiade e la figlia Salomè «vivente incanto immorale». Alla voce “Erodiade” leggiamo: «Sposò Filippo, figlio di Erode il Grande, in seguito suo zio, Erode Antipa». Invero, l'Erode che fece decapitare il Battista era cognato, non zio di Erodiade. Quanto a Salomè, «Nata nel 10 d. C., figlia di Erodiade e del suo primo marito Erode Filippo, sposato in seguito, anche se contava almeno trent'anni meno di lui». Sembrerebbe che Salomè abbia sposato suo padre, invece era lo zio, Filippo il Tetrarca dell'Iturea. Incesto per incesto, meglio mettere le cose in chiaro. Didatticamente efficace la voce “Gesù Cristo”, sotto forma di intervista: «Gesù, Tu sei veramente Dio? Sei anche figlio di Dio? Sei pure uomo? Da quale stirpe discendi?», e così via per altre dodici domande e risposte. Nell'introduzione, il biblista Pasquale Basta, dell'Università Urbaniana, scrive: «Non sono trascurati i livelli più profondi del racconto sacro e della spiritualità soggiacente. Don Santino, infatti, studia anche i personaggi e la loro caratterizzazione, indagando sulle modalità di presentazione delle varie figure sulla scena del racconto. Ne descrive, sempre in bella prosa, le azioni che il singolo protagonista compie nel corso della vicenda, parallelamente alla tinteggiatura del suo mondo interiore». Tutto vero. Quando il Vangelo è troppo sintetico, Spartà colora (tinteggia?) senza tradire. La Suocera di Pietro, per esempio, è così ricordata: «Questa volta Gesù agisce senza una previa richiesta. Si lascia guidare dalla sua iniziativa. Entra nella casa della suocera di Pietro. Si accorge che la donna non sta bene. Difatti era a letto febbricitante. Allora impietosito sgrida la febbre tacitamente. La guarita, presa per mano, si alza priva di qualsiasi residuo fastidioso. Si rimbocca le maniche. Ritorna a sfaccendare in cucina. Prega gli ospiti di sedere a mensa. Riserva la priorità al suo Benefattore. A Lui porge il primo piatto. Non si sa quale vivanda ci sia dentro. Certo non manca sorriso e riconoscenza. Ricorderà senz'altro quel mezzogiorno con raccolta nostalgia». È così che si “entra” nelle scene del Vangelo.
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