venerdì 23 febbraio 2018
Nel centro del quartiere Sbarre si trova la parrocchia Santa Maria Odigitria, che significa “Colei che indica la via”. Abbiamo incontrato il parroco, don Pasqualino Catanese, che ci ha parlato dei punti cardine della sua azione pastorale Un resoconto da quando è parroco di questa comunità Sono stato insediato nel settembre del 2011. È un’esperienza particolare perché mi trovo all’interno di un quartiere cittadino numericamente grande e tendenzialmente popolare. Direi che l’esperienza in parrocchia è una scuola di vita, anche per chi ha già diversi anni di servizio alle spalle. Quali sono gli aspetti su cui si è concentrata la sua azione pastorale? Mi sono concentrato sulle cosiddette realtà finali che hanno bisogno di essere sostenute, dai bambini agli adolescenti, dai giovani agli anziani e, naturalmente, anche quelle caratterizzate da malesseri fisici e psicologici e da situazioni di povertà diffusa. I punti cardine sono stati la formazione, l’educazione, l’accoglienza e la promozione di una comunità in grado di mettersi in ascolto e di andare incontro ai bisogni, a partire dal coinvolgimento delle famiglie.
Ci può dire qualcosa sulla sua esperienza precedente? La prima esperienza come parroco è stata quella di Cardeto, dove, giovanissimo, mi sono confrontato con l’ambiente “genuino” tipico dei nostri paesi. Ho imparato ad ascoltare e a capire, ricevendo grande affetto soprattutto dai giovani. A Ravagnese, dove sono stato diciassette anni, ho sperimentato un nuovo modo di organizzare la parrocchia, attraverso la collaborazione con le coppie e le famiglie. Quali sono i problemi più importanti connessi al territorio dove opera la parrocchia? La disoccupazione, che sembra essere un virus, che colpisce sia i giovani che sono costretti a emigrare che le famiglie. La nostra realtà si impoverisce dal punta di vista del capitale umano e le difficoltà economiche diventano difficili da gestire. Molti sopravvivono grazie al vecchio ammortizzatore sociale che è la pensione dei nonni. Un secondo problema è rappresentato dalle difficoltà di costruire rapporti comunitari con il rischio di tenere ai margini persone e situazioni che avrebbero bisogno di più attenzione. Progetti per il futuro? Il sogno è quello di rafforzare il senso di comunione e comunità, affinché la parrocchia possa essere una famiglia di famiglie, diventando un luogo di luce e di riferimento dove tutti possano avere la possibilità di confrontarsi e vivere. Infine, su richiesta dei fedeli, vorremmo restaurare l’antico orologio e tutta la torre campanaria che non funziona da diversi anni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: