sabato 26 giugno 2010
Pagine per dovere di cronaca piene anche di Chiesa, ma con specialità unica, in altri generi impensabile: che sull'argomento tutto è solo e sempre in mano allo scrivente, anche se impreparato e più che mai dilettante allo sbaraglio. Capita perciò ("Foglio", 24/6, p. 2) di leggere lo stupore di Bandinelli perché, mentre si discute la vicenda di Propaganda Fide, la Santa Sede parla di "rievangelizzazione dell'Occidente"! Seguono un bignamino di 20 secoli di storia cattolica e tre domande, tra critico e ironico: "E dove sono oggi, nell'esperienza ecclesiale, gli equivalenti dei monasteri benedettini"? Quale può essere l'esempio ecclesiale che il mondo può far suo per contenere e combattere il suo presunto declino? Può la semplice istituzione di un Dicastero (per la rievangelizzazione) fornire un qualche esempio, e un qualche modello di salvezza?". Leggi e pensi che se chi scrive così, guardasse la Chiesa con occhio diverso - non più benevolo, solo più informato e più largo sui cinque continenti - sentirebbe le sue domande non solo ingiuste, ma anche sprovvedute. Nel genere però ci sono anche i "professionisti" con l'occhio più informato, ma unicamente fisso nell'ombra del loro pregiudizio, che non si sposta mai di un millimetro. Normale perciò che "Il Fatto quotidiano" (22/6) parli solo di "Propaganda cricche", "tattica del martirio" perenne (dei preti) e persino poi di "laicità in croce" (25/6, p. 1 e 18) per bacchettare il presidente Napolitano che ha riconosciuto un significato universale, anche "laico", del Crocifisso visibile da tutti"Difetti di informazione, ed eccessi di fissazione"
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