martedì 7 febbraio 2006
Lupus speciale. Conoscevo da quasi 50 anni don Andrea Santoro, ucciso domenica in Turchia: uomo, cristiano, prete, innamorato di Dio e quindi degli uomini senza distinzioni, ora martire. La memoria, dolorosa ma dolce se guardo a lui, diventa amara se guardo pagine che rovesciano le cose, prima e dopo. Prima: domenica "Unità", un paginone "satirico" vuole difendere la libertà di satira e presenta il vignettista ideologo solo e inseguito dai feroci integralisti islamici, ma guardato con indifferenza da tutti, primi della fila, ovvio, Papa, vescovi e preti che dicono: "Poverino, dobbiamo aiutarlo, ma se lo difendiamo c'è il rischio che poi disegni anche Gesù e noi". Niente aiuto! La realtà dice che, stesso giorno, i fanatici inseguitori del vignettista hanno ucciso don Andrea, un prete che "inaugura" il 2006, aggiungendosi ai 27 missionari uccisi nel 2005 (un vescovo, 20 sacerdoti, 5 suore e un fratello laico). Il vignettista piange e cerca di far ridere, ma la vita e il sangue lo mettono altri, che lui da sempre deride e col pennello addita al disprezzo. Dopo, e peggio di lui per rovesciamento della realtà ieri, solo la sparata del senatore Piergiorgio Stiffoni che guarda al sacrificio di don Andrea e strilla che "il dialogo è impossibile" (ag. Astro9colonne, 5/2, n.63891), facendo coppia col titolaccio della "Padania": "Le vignette non c'entrano niente: questi vogliono la nostra morte!" La peggiore offesa per uno come don Andrea, che del dialogo con la gente dell'islam e della mitezza della testimonianza d'amore senza alcuna pretesa aveva fatto la divisa della sua esistenza: è ucciderlo ancora, alla memoria!
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