martedì 7 luglio 2020
Un'indagine recente dice, un po' all'ingrosso, che non sono nativi digitali, non sono sposati, non sono disposti a sacrificare il loro tempo libero. Li chiamano "millennials", e sappiamo più o meno cosa non sono. Ma quanto sappiamo, davvero, di quello che sono? Partiamo dall'anagrafe: i millennials sono nati tra il 1980 e il 1995. Rappresentano il 17% della popolazione italiana e sono la prima generazione che si deve confrontare con un contesto economico poco promettente. Hanno dovuto dire addio al posto fisso senza avere nemmeno avuto il tempo di desiderarlo, e nell'era dei social network per le aziende è sempre più difficile trovare la giusta chiave per catturare la loro attenzione, iper bombardati come sono da informazioni 24 ore al giorno sul loro telefonino. Secondo l'indagine, i millennials dedicano a ogni singola suggestione pubblicitaria al massimo 12 secondi, ed è proprio in questo brevissimo lasso di tempo che chi vende qualcosa punta
a conquistarsi il loro interesse. Ma come? "Non prodotti, ma emozioni. Non per tutti, ma solo per me": questo è il motto che emerge dalla ricerca. Dodici secondi per farsi riservare almeno un'alzata di sopracciglio, un soffio di fiato, l'attimo fuggente. Il tempo è la nostra lotta perpetua: vince chi riesce a fermarlo. O a liberarsi di certi inseguitori.
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