martedì 31 dicembre 2002
Mi sono seduto/ in una radura del tempo./ Era uno stagno di silenzio,/ di un bianco silenzio./ Formidabile anello,/ dove le stelle/ cozzavano con i dodici galleggianti/ numeri neri. Bellissimi questi versi del poeta spagnolo Federico García Lorca (1898-1936). Sono andato a ricercarli perché l'anno ormai si sta spegnendo e il giro delle lancette lungo i dodici numeri neri dell'orologio scandisce le ultime ore del 2002. Anche se la divisione degli anni è tutto sommato convenzionale e il tempo fluisce in una sorta di linea ininterrotta, tuttavia è facile avvertire, giunti al 31 dicembre, un taglio, una fine, una sorta di addio. Certo, quei "dodici galleggianti numeri neri" ci accompagneranno ancora, ma non saranno più quelli che hanno scandito i giorni trascorsi insieme, i segreti, le parole, le azioni che abbiamo lasciato alle spalle. In questo giorno che parla di fine e di limite, andando contro corrente e quindi accuratamente evitando il berciare dei veglioni e gli scoppi tribali di questa notte, ascoltiamo l'invito del poeta e sediamoci nella "radura del tempo". Là si stende lo "stagno del bianco silenzio": come la luce è la sintesi di tutti i colori, c'è un silenzio che può essere il concentrato di tutte le parole più importanti. In quello stagno immergiamoci per ritrovare il senso del vivere e dell'agire, del credere e dello sperare, del gioire e dell'amare. Il senso dell'essere uomini e donne e non cose.
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