giovedì 10 novembre 2016
Una delle "famiglie" storiche della magistratura associata italiana è andata nei giorni scorsi a congresso, a Bologna, su un tema che non può non interessare questa rubrica: «Disuguaglianze. Compiti della giurisdizione. Il progetto di Magistratura democratica».
Gli echi mediatici dell'evento hanno insistito sui suoi risvolti politici (in particolare sul No al referendum da parte della grande maggioranza di Md), piuttosto che sullo spessore e sulla declinazione del tema prescelto. Peccato, perché esso affronta uno dei nodi cruciali di oggi, la compresenza di "vecchie" e "nuove" disuguaglianze: oltre al divario, ben noto da tempo, tra Paesi ricchi e Paesi sempre più poveri, si registra, all'interno dei singoli Paesi, la forbice tra un ristretto numero di individui super-ricchi (almeno sotto il profilo delle chance economico-sociali) e l'impoverimento crescente non solo delle fasce tradizionalmente più deboli, ma anche della middle class, del ceto medio. Diseguaglianze economico-sociali che comportano un minore accesso ai servizi sanitari e dell'istruzione, un sensibile aumento delle patologie collegate alle diverse dipendenze, anche qui vecchie e nuove, oltre che stili di vita suscettibili di compromettere salute e ambiente.
E se il Congresso di Md ha richiamato, tra i costituenti, Lelio Basso e Piero Calamandrei quali "padri" del principio di eguaglianza sostanziale, che richiede alla Repubblica (e anche la magistratura è parte di essa, è stato sottolineato a Bologna da Franco Ippolito) un ruolo attivo contro le disuguaglianze di fatto, è altresì doveroso richiamare la riflessione che, in Assemblea costituente e nei primissimi anni successivi al 1948, fecero Giuseppe Dossetti e Costantino Mortati: il primo, propugnando quale compito dei pubblici poteri quello di sciogliere le cristallizzazioni socio-economiche per ristabilire il più possibile una certa aequitas tra i consociati; il secondo, valorizzando nella Costituzione tutti gli istituti volti a promuovere solidarietà sociale, premessa insostituibile affinché lo Stato democratico-parlamentare possa garantire un nucleo fondamentale di interessi comuni a tutti gli strati della popolazione. Sta proprio qui, nell'uguaglianza sostanziale, il nucleo della grande scommessa della Costituzione italiana, che per essere vinta richiede istituzioni equilibrate e sensibili, ciascuna seconda la propria indole e funzione costituzionale: tra queste, la magistratura, chiamata a dire il diritto e a garantire diritti e doveri, rispettando sempre la mediazione legislativa, la quale a sua volta è subordinata alla Costituzione e verso quest'ultima dev'essere orientata
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