martedì 12 maggio 2009
"Sole 24Ore" (9/5, p. 35): "Se il priore bisticcia col teologo"". Incipit per Roberta De Monticelli: «Avvince, avvince molto "Disputa su Dio" di Vito Mancuso e Corrado Augias». Lei è avvinta, ma anche sconcertata. Nel libro si scopre «convinta» dal «teologo» Mancuso, ma non riesce a capire come mai «il priore» Enzo Bianchi, scrittore e teologo, non solo sia per nulla convinto, ma abbia espresso anche nette e forti ragioni di dissenso da Mancuso" E De Monticelli si interroga: come mai questa differenza tra Mancuso e Bianchi, che è «un altro liberatore dello spirito»? «Come è possibile che un cherubino e un serafino si mettano a disputare?». «Serafino» Mancuso e «cherubino» Bianchi, o viceversa? Conta poco. Ciò che a Malpelo pare importante è altro. Qualche tempo fa, e pareva che scrivesse sul serio, De Monticelli su "Europa" affermò che non voleva avere più nulla a che fare con la Chiesa cattolica. Malpelo spera che non sia vero, ma è libertà, ovviamente, però proprio qui forse può esserci l'indicazione per una risposta. Infatti Enzo Bianchi, «priore», scrittore e teologo, è molto «avvinto» e molto «convinto» del fatto di essere e rimanere nell'essenza della fede della Chiesa cattolica, che del resto da sempre consente al suo interno un vasto orizzonte di «pluralismo teologico», e proprio questo lo differenzia da chi, su punti essenziali espressi chiaramente col suo dissenso nei confronti di Mancuso, si colloca al di fuori di quella fede: una scelta ovviamente rispettabile, la sua, però fa ben capire come la differenza reale vada ben oltre quella tra" cherubini e serafini.
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