sabato 11 aprile 2015
Disinvoltura: alla lettera è srotolamento di ciò che era avvolto e non si vedeva, e ora sorprende. Su “Italia Oggi” (9/4, p. 10) ti capita questo titolo: «Bergoglio non ha l'esperienza e nemmeno l'allure di un Paolo VI che dimostrò che cosa si fa con la Curia». Leggi, e tra vecchi pettegolezzi trovi cose vere, ma anche questo riassunto della Ingravescentem Aetatem di Paolo VI (1970), «Tre righe e tutti a casa» seguito subito, testuale, da «Matteo da Firenze, prendi nota» (!). Allora capisci che la “disinvoltura” è troppa. Vale anche in peggio, qui segnalato ieri da Mussapi e su “Corsera” e “Osservatore” da Galli della Loggia, per l'uscita sprezzante di Mario Martone contro questa Italia «cattolica» a proposito dell'«ateismo» di Giacomo Leopardi. Forse si trattava soprattutto della «ricerca inesausta di senso ultimo della vita»: meglio riavvolgere un tappeto che non pare proprio “volante”! Disinvolto anche, ieri (“Repubblica”, p. 48) «l'appello a Papa Francesco» da parte dell'organizzatore di una Mostra su «Pregare, una esperienza umana». Lui si meraviglia del fatto che per gli uomini di religione, «di tutte le religioni», risulta difficile «mettersi nei panni» di chi «ha una fede diversa». Meraviglia disinvolta! Per tanti uomini di religione, persino della stessa religione cristiana, è stato ed è difficile mettersi nei panni di chi ha «la stessa» fede. Bella l'intenzione! Ma non ci si meravigli troppo se risulta davvero complicata: è così da sempre. Ho davanti “Avvenire” (23/1/1986): l'intera pagina 11, dedicata al dialogo interreligioso e all'Ecumenismo, ha questo titolo di spicco: «Papa/Udienza generale: Nella preghiera verso la piena comunione». E si parlava di preghiera tra uomini della “stessa fede” cristiana! Ecco: certi appelli paiono proprio disinvolti.
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