venerdì 11 dicembre 2009
Discussioni attuali. A Roma seriamente su Dio, a Milano e su qualche "Foglio" si scivola sul «Codice Dio/nigi», stravolgendo sia politica che ecclesialità, ma qui vorrei dialogare con Vito Mancuso che su "Repubblica", ieri (p. 1: «La libertà di pensare Dio sfidando la Chiesa»), scrive così: «Perché il cristianesimo possa continuare a vivere in Europa» è necessario «il superamento della convinzione che la verità della fede si misuri sulla conformità al magistero" Una teologia all'altezza dei tempi non può più configurarsi come obbedienza incondizionata al Papa. L'obbedienza deve essere" alla verità, il che impone di affrontare anche le ombre e le contraddizioni della dottrina». Che dire? Messa così si può anche consentire " pur riconoscendo che talora fino al Vaticano II, ci possano essere stati anche degli abusi " ma è decisivo il modo in cui la cosa avviene. Non si ripete spesso, ma i teologi cattolici lo sanno da sempre: penso ad alcuni grandi del passato, da Tommaso d'Aquino a Newman per esempio, ma anche a qualcuno più vicino. Ecco: «La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma" Sarà possibile e necessaria una critica a pronunciamenti papali nella misura in cui manca ad essi copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale». Sono parole scritte dal teologo Joseph Ratzinger ("Il nuovo Popolo di Dio", Brescia, 1971, pp. 157/158). Dunque, caro Mancuso, si può dire che una teologia all'altezza dei tempi c'è sempre stata, e c'è ancora. Perciò ben venga discutere anche su Dio oggi. Basta non sentirsi inventori di un nuovo cristianesimo, concepito senza e contro la Chiesa.
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