venerdì 16 maggio 2014
Ieri “L'Osservatore” apre così citando Francesco: «Diritti umani al primo posto»! Metto l'esclamativo pensando a vecchie polemiche da noi ancora in circolo come biglietti falsi, sul fatto che Chiesa e fede metterebbero i “diritti di Dio” prima di quelli “dell'uomo”. Nella Scrittura – Primo e Nuovo Testamento! – è chiaro che l'unico modo di rispettare i diritti di Dio è quello di tutelare quelli dell'uomo, «sua immagine somigliantissima» (Gen. 1, 26): infatti tra i dieci Comandamenti biblici solo il primo parla di Dio, e gli altri nove dell'uomo, che «Dio creò maschio e femmina». Se nel corso dei secoli ci si è dimenticati dei diritti dell'uomo – anche da parte di credenti – è stato un tradimento anche verso il Dio della fede ebraica e cristiana… Ebbene: ieri su (quasi) tutti i giornali esultanze per «il divorzio breve», e Gramellini forse ironico (“La Stampa”, p. 1: «Il cuore breve») scrive che così «in teoria… un pazzo, un collezionista di scalpi emotivi potrebbe sposarsi dieci volte in cinque anni…». Salvi così i «diritti umani» di tutti? Forse quelli dei figli – vero che sono sempre «umani» anche loro? – scalano dal primo posto, o magari dal secondo, a un posto inferiore. Ora più in fretta!
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