giovedì 27 luglio 2017
Smentito Nietzsche! Ieri "Repubblica" a tutta p. 3: «Dio non è morto... a farlo risorgere ci pensa la letteratura»! Ma possono pensarci anche le pagina di giornale: sempre ieri, sempre "Repubblica", Augias sull'utilizzo di una Messa, cioè della religione a scopo di potere oppressivo, dimenticando però che regimi ferocemente antireligiosi (marxismo e nazismo...) usarono la negazione di Dio per repressione e morte come mai in precedenza. Dunque è vivo, Dio, anche attraverso i suoi testimoni, e sempre ieri Franco Cordelli ("Corsera", p. 32: «Il nostro debito con Don Milani, un maestro anche per chi non crede»).
Non basta: ancora ieri ("Manifesto", p. 16) «Don Milani, un prete pop», con ingenuità fin dal titolo e ove leggi che nelle «parole» di don Lorenzo «i giovani e giovanissimi sentivano le potenzialità elettriche (sic!) del Concilio Vaticano II». Sempre ieri con replica caparbiamente ostile non certo pensata come tale su "Libero" (p. 24): «Don Milani santificato dai borghesi». Dunque Dio, Chiesa, religione tirano ancora anche in pagina, ma talora strampalatamente. Se per esempio ("Foglio", 25/7: «Leggere il libro di B. Forte e capire perché non possiamo non dirci luteriani (sic!)» trovi un tentativo di critica irrisoria e banalmente selettiva al modo di pensare Dio e Chiesa nell'opera di un vescovo, teologo notissimo e stimato proprio per la sua opera strettamente teologica e mai polemica, capisci che qualcuno preferirebbe non credere in un Dio non morto, ma mutilato dalla dimenticanza voluta e difesa di quel «nucleo cui tutto si riduce» – come spesso dice e scrive papa Francesco, e non solo Forte – che insegna come la salvezza eterna in un'autentica teologia cristiana e cattolica implica fede e pratica vitale e concreta della carità, come amore del prossimo bisognoso nel quale Dio stesso si riconosce: «Lo avete fatto a me!» (Mt. 25).
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