sabato 7 dicembre 2019
Il tempo è come il vento che fugge davanti a noi che non abbiamo la capacità di fermarlo. Veloce passa sulle nostre strade e trascina le nostre vite come il fascio di rami che il contadino mette da parte per dare spazio ad altre colture. Così passano i giorni di chi non ha ancora imparato a dare valore alla propria vita dove ogni minuto non si ripeterà più con lo stesso interesse o con il medesimo valore. Ogni giorno ha un'alba e un tramonto che ci chiedono di essere costruite con ore di vita valide non solo per noi stessi, ma per la vita del mondo. Le ore degli ammalati, dei poveri, degli sfrattati dagli altri che passano veloci e non vedono e non sentono il richiamo, sono ore di dolore di ognuno di noi, ma il tempo e gli anni sapranno come suddividere fra tutti quella parte negativa della nostra vita che non abbiamo saputo accettare e che abbiamo nascosto agli altri. Così si legge dopo la dipartita di importanti personaggi che forse sono stati invidiati dai più, quali sofferenze nascoste, quante ingiustizie sopportate siano passate anche nelle loro case, dietro le tende di seta delle loro finestre. La vittoria a disposizione di tutti noi è coltivare la serenità di giudizio, accettare la nostra parte come eredità che ci lascia il mondo senza invidia, senza pena perché tutto ha un senso se sappiamo accettarlo con un sorriso. Eppure se si potesse immaginare un volo a braccia aperte attorno al nostro pianeta, poco più alto del volo degli uccelli e più basso di quello degli aerei, scopriremmo tra montagne e valli e pianure una infinità di grandi e piccole guerre, nate per invidie, per prepotenza, per desiderio di dominio per ricerca di una sperata ricchezza. La pace è dono così grande che dovrebbe essere per anni arricchita, non solo di progetti o di buoni propositi come quasi sempre ci accontentiamo di fare, dopo aver sopportato dolore e morte. Come si dimentica presto, nel giro di cinquanta anni, il pianto che si sentiva nelle nostre case, la fame e la povertà sulle nostre porte. Ma qualcosa resta sempre: l'invidia per chi ha avuto di più, per chi ha saputo affrontare con maggiore velocità e forse sacrificio d'inizio una ricostruzione che con il tempo ha regalato i suoi frutti. Le bandiere dei giovani che cantano per le strade dei nostri paesi liberi sembrano lontane dai problemi che il mondo politico ci propone ogni giorno come se il loro mondo avesse problemi diversi dal resto della società. E forse educatori, insegnanti, genitori abbiamo certamente mancato in questi ultimi anni della nostra democrazia una educazione all'interesse della politica come servizio non come carriera. Nel primo parlamento piemontese i deputati non avevano stipendio, poiché la politica era la difesa della libertà di tutto il popolo e non aveva prezzo. Questo dovrebbe essere ancora il senso e la ragione principale per intraprendere una strada che dovrebbe portare al bene di tutti.
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