giovedì 16 dicembre 2021
Quando finirà, sarà come dopo una “guerra civile”, con virgolette di pudicizia, con i no-vax irriducibili sulle antiche barricate, a covare risentimento verso i “pecoroni”; e costoro a vergognarsi dei propri cattivi pensieri nei confronti dei no-vax. Irriducibili, proprio come se il loro fosse un «credo» (Marina Corradi, ieri, sul nostro giornale) che attinge all'«irrazionale» (Rapporto Censis). Intanto i quotidiani pullulano, letteralmente, di storie tragiche di no-vax. Ultima in ordine di tempo, la vicenda dell'operatrice ospedaliera Anna Caruso, raccontata da Daniele Prato sulla “Stampa” (15/12): «Questo virus vorrei prenderlo», diceva. L'ha preso ed è morta. “Libero” (14/12) riassume i casi recenti a pagina 9: «Boom di aggressioni al personale sanitario. I Novax non vogliono farsi curare». Sul “Corriere” (11/12) un'infermiera più volte minacciata ammette: «Oggi facciamo fatica a rispettare il nostro giuramento». Ancora il “Corriere” dedica due pagine alle violenze, a cominciare dalle minacce contro Mario Draghi. Titolo: «La spirale dell'odio», minacce riprese lo stesso giorno da tutti, dal “Giornale” (pagina 9) a “Libero” (pagina 9). Sempre su “Libero” (13/12) è Zaia, governatore leghista del Veneto, ad ammettere: «I novax insofferenti a regole e democrazia». Come non definirli toni da “guerra civile”? Eppure c'è chi lodevolmente non si arrende e cerca comunque il dialogo, a suo rischio e pericolo, come il virologo Pregliasco, intervistato da Luca De Vito (“Repubblica”, 12/12; anche sulla “Stampa”): «In piazza per ascoltare i Novax. La sfida è farsi capire». Pregliasco è andato di persona a una manifestazione: «Con queste persone è davvero difficile confrontarsi. Si sentono in un'enclave, e più si sentono isolate e ghettizzate, più si convincono delle loro teorie». Ma dialogare bisogna. La “Stampa” offre a Massimo Cacciari una pagina intera (qua e là di ardua lettura): «La scomparsa del ragionevole dubbio». Una “dittatura” se ne sarebbe ben guardata.
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