venerdì 24 ottobre 2008
No, grazie! Ieri a mezzogiorno su Raidue ho colto al volo un confronto acceso tra i deputati Roberto Cota (Lega) e Marco Minnitti (Pd). Parlano di integrazione, immigrazione e accoglienza. Toni e contenuti diversi. Si sente che hanno già battagliato parecchio sul tema, ma portando il discorso sulla scuola, Cota, con voce stentorea, inizia chiedendo secco: «Per prima cosa tu mi devi dire se volete cacciare il Crocifisso dalle pareti delle aule». Caspita! Difensore della fede? Lo guardo meglio e ricordo di averlo visto tante volte, di recente, in Tv " da Lerner, Floris, Santoro e altrove ", "come la mentuccia" direbbero a Roma, schierato contro gli immigrati, contro il "buonismo cattolico" di vescovi e preti che accoglierebbe tutti, contro le misure umanitarie perché ferirebbero la "nostra civiltà", duro, sprezzante, animato da zelo identitario. Ora «per prima cosa» difende «il Crocifisso»? A parte ogni discorso che affronti nel merito il tema del Crocifisso alla parete degli edifici pubblici " sta lì da quasi un secolo per decisione laica, di laici all'antica " per difendere sul serio non il pezzo di legno, ma il Crocifisso in persona, la prima condizione è riconoscerlo «nell'orfano e nella vedova», come scrisse 2000 anni or sono San Giacomo (Gc 1,27), perché «la vera religione pura e senza macchia» comincia proprio da lì, e chi lo considera un intruso, indesiderabile, difenderà forse altro, non certo quel Crocifisso, nel quale ogni cristiano degno di tale nome, può umilmente, e cioè veramente, gloriarsi.
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