martedì 31 luglio 2018
Domenica, “Sole 24Ore”, p. 28: “Primo comandamento: amatevi”. Gianfranco Ravasi analizza recenti pubblicazioni sul Decalogo, immensa bibliografia e cenni al tesoro di immagini lungo i secoli: dalla pittura al cinema. In sintesi: tutta la Legge non è altro che comando dell'amore del prossimo! Si penserà che così si dimentica l'amore di Dio, ma non è così: in realtà i due fronti dell'amore sono uno. Ne ha scritto sempre domenica il direttore di questo giornale, e non per caso. Ravasi lo fa da par suo: cita un'opera recente di Giannino Piana, «il nostro maggior teologo morale», edita da Cittadella: “L'alfabeto dell'etica”. Leggo con gioia e qui aggiungo in sintesi una riflessione che unifica i 10 comandi e senza ridurli per niente li riconduce in Dio stesso all'amore del prossimo. Penso al testo del cosiddetto “Codice di Santità”, nel Libro del Levitico, cap. 19. L'imperativo è secco: «Siate Santi, perché Io sono Santo, Jahvè vostro Dio!» È il versetto 2, e il seguito ribadisce 13 volte la motivazione della santità con il modo di imitarla, ma tratta esclusivamente di atti verso il prossimo con al centro del testo la formula esplicita: «Amerai il tuo prossimo come te stesso!». Sorpresa? Nessuna, per chi conosce la Bibbia. Anche la formula dei Dieci Comandi parla di Dio al primo, ma tutto il resto riguarda il prossimo: non ingannare l'altro col nome di Dio, non ti fare immagine di Dio perché le immagini che ti fai sono “idoli muti” e la vera immagine di Dio è l'uomo tuo prossimo, riposa al settimo giorno, onora il padre e la madre, ecc. Tutto forse apparirà orizzontale, ma è Dio stesso che si è abbassato, perché – Teresa di Lisieux lo intuì – «la proprietà dell'Amore è abbassarsi!». È realtà! Anzi, è Vangelo: Matteo 25. Dio, il vero Dio rivelato ad Abramo e poi donato in Gesù morto e risorto “riconosce” i suoi solo dal fatto che essi lo hanno “riconosciuto” nel prossimo sofferente, povero...
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