martedì 21 aprile 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare...

Giorno 41

Dunque, tutta colpa del pipistrello, o forse del pangolino, cotto e mangiato al mercato di Wuhan che mio padre comprò. Però è certo che invece sia stato un esperimento di laboratorio andato male. Lo dice un premio Nobel, non un cretino: il virus cinese è stato fabbricato, alla fiera dell’Est. E noi stupidi intanto, e nemmeno per due soldi, da 41 giorni ce ne stiamo chiusi in casa: perché è indispensabile per fermare il contagio, e questo è assodato. Anche se uno studio ora certifica che statisticamente la segregazione ha senso solo per i primi 17 giorni.

Il fatto è che in assenza di certezza, ognuno ha la sua verità, e se la tiene stretta, non cede, non cambia idea. E così la verità muore. Il pensiero unico è la fine del pensiero, ma qui non si fa filosofia. E non è nemmeno questione di democrazia. Penso quello che voglio, ma devo agire secondo quello che è giusto. E per non sbagliare devo sapere da che parte stare. Mentre invece tutto intorno prolifica il falso certificato e spacciato per vero, senza retromarcia, senza mai ammissione di colpa. Anche per mano di chi dovrebbe informare per mestiere, e lo fa male. Perché se errare è umano, perseverare è prima di tutto scorretto.

Un bravo collega ha scritto l’altro giorno: il vero giornalismo una volta era fatto di inesattezze e rettifiche, ora invece sono sparite le rettifiche. Un esempio: il 18 marzo l’Italia si indigna perché all’Ospedale Cardarelli di Napoli 249 tra medici e infermieri risultano assenti nel momento dell’emergenza. Ricordate? Truffa aggravata ai danni dello Stato e interruzione di pubblico servizio i reati ipotizzati. Lo scrivono in tanti, con grande evidenza. E tutti, giustamente, pensano: che vergogna. Bene, un mese dopo la Procura ha chiuso le indagini: gli assenti in realtà erano 9, tutti malati veri. Inchiesta già archiviata, nessun reato. Eppure nemmeno una riga in cronaca per dire scusate, abbiamo screditato gente che non lo meritava. O anche, senza scuse, ma i fatti sono questi, rimettete la vergogna in tasca perché non era il caso.

Non si può rinviare, il momento è grave abbastanza per pretendere che la verità, o almeno la ricerca della verità sempre e comunque, diventi una scelta sociale. Costa fatica, ma è una fatica sana. Come è faticoso correggersi, ma se non abbiamo il coraggio di farlo con noi stessi, come possiamo pretendere di correggere gli altri? Mark Twain ha scritto che una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. Proprio ora che non si più viaggiare, è tempo per allacciarsele strette quelle scarpe. E iniziare a correre.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI