mercoledì 15 aprile 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…

Giorno 35

Arriverà l’estate, e non saremo pronti. Gli assurdi progetti di scatole trasparenti montate sulla sabbia per garantire il distanziamento da una sdraio all’altra sono credibili e intelligenti come Zingaretti quando invitava a farsi uno spritz in compagnia. Quindi non ci perdo nemmeno il tempo di una patatina, ma provo a immaginarmela l’estate, quella vera. Che ci sorprenderà presto, e ci troverà troppo vestiti. Con la mascherina anche in spiaggia, se ci sarà una spiaggia, perché altrimenti l’ombrellone lo apriremo sul balcone. Almeno chi ce l’ha un balcone, e soprattutto avrà la voglia di apparecchiarlo.

L’estate ci troverà di certo già accaldati, perché la prossima discussione nazionale (scommettiamo?) sarà quella sull’aria condizionata, con il virus che forse si trasmette anche così o certamente anche no, ma nel dubbio molti non la accenderanno, spezzando le famiglie e con alcuni pezzi che si confineranno in locali appositi. Non per paura del contagio, ma per paura di sudare.

Il cielo in una stanza sarà la colonna sonora delle nostre notti tiepide, quelle magiche ce le siamo già giocate inseguendo un gol. Finirà l’anguria, bene di prima necessità, che i più previdenti acquisteranno in quantità industriali, portandosele a casa dal super tre alla volta, una per braccio e una in equilibrio sulla testa, come le donne africane. E se la grigliata in compagnia su Skype saprà di bruciato, potremo sempre dare colpa al computer che si surriscalda. Forse si potrà tornare al cinema, e scoppierà la moda dei drive-in: chiusi in auto a guardare fuori, come ai tempi di Fonzie, ma senza il bello di potersi baciare sui sedili.

Piuttosto non so come potrò fare a meno del materassino: al largo della vasca da bagno non serve, ma è crudele pensare che non potrò trovarmelo regolarmente bucato e di doverne comprare almeno tre, come ogni agosto. Problemi grossi quindi, ma all’estate tutto questo non interesserà. Arriverà lo stesso, lascerà il segno e quasi certamente ce la perderemo. Come ci siamo già persi la primavera che, fuori mentre noi siamo dentro, prosegue senza maschera e se ne frega del virus, di noi, della curva, dei decreti e dei decretini: lei non sa, ed è certamente bellissima proprio per questo.

Arriverà l’estate, con i suoi colori, i suoi odori, la sua voglia di libertà. Arriverà per ricordarci che eravamo felici, e non lo sapevamo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI