martedì 12 settembre 2017
La Lazio toglie alla Juve la Supercoppa e rifila al Milan quattro gol (tripletta di Immobile): qual è la notizia? Direi l'affermazione di Simone Inzaghi e della sua squadra non rivelazione ma conferma. E invece no. Secondo la critica la Juve era distratta, ancora sotto schiaffo Cardiff, e il Milan scombinato e immaturo con un Montella incapace di tradurre in squadra il supermercato di 230 milioni. Dei meriti della Lazio s'interessano solo le cronache parrocchiali, e con giudizio, visto che appena un anno fa la tifoseria era in lutto per la rinuncia del o al Loco Bielsa. Perché tanta sottovalutazione o prudenza? Perché da tempo è venuta l'ora di spendere buone parole per Claudio Lotito. Come far complimenti a Jack lo Squartatore, a Frankenstein o al Monnezza bifronte. Già è norma non scritta, presto conosceremo sanzioni ufficiali da comminare agli imprudenti laudatori: manca solo di conoscere il giudice che si presterà a infliggere le pene. Nelle more, oso dire che Lotito è il miglior amministratore del calcio italiano, meritevole di assumere la guida della malridotta Confindustria dei Piedi. Già gli han dovuto riconoscere il merito di avere tagliato i ponti con i tifosi violenti, impresa etica (e epica) dunque non apprezzabile dai calciofili trinariciuti; posso permettermi di aggiungere che al supermercato miliardario di stagione ha fatto un figurone, incassando più di quello che ha speso e comportandosi in modo esemplare con il capriccioso Keita che pensava di potersi gestire autonomamente e invece è finito dove voleva Lotito, dal miglior pagatore: il mercato quest'anno è stato scandaloso non solo per le cifre enormi spese per ingaggiare spesso bufale ma per i sotterfugi usati da calciatori capricciosi decisi a vendersi al miglior offerente con l'appoggio di procuratori scorretti o ispirati da Raiola, l'Ultimo Imperatore circondato da buffoni di corte. Il segreto? Igli Tare che sembra scherzare quando dice «al mercato non contano i soldi che si spendono» e invece fa sul serio, rischiando d'essere considerato solo il portavoce di Lotirchio. Contano, in realtà, competenza e senso della misura. Anche quando si hanno i milioni di De Laurentiis, il presidente che ha inventato la scusa del fatturato altrui ma ha concordato con un Sarri saggio e innamorato del pallone di privilegiare la scelta tecnica ai titoli di giornale, l'aumentata compattezza di un gruppo che gioca a memoria all'audace e disinvolta semina di milioni cinesi per mettere insieme una squadra incerta e una panchina miliardaria e infelice. Leggo che il blocco al mercato prima dell'inizio del campionato provocherebbe danni alla vendita dei giornali sportivi, esaltata - si dice - dalla giostra dei trasferimenti. Era vero vent'anni fa, quando si davano notizie e non voci incontrollate gestite dai furbi mercanti. È la sempre più mortificata credibilità dei media, tarantolati dal più sfacciato fintomercato, ad averli portati a una crisi forse irreversibile. Le balle le raccontano meglio le tivù. Scripta manent. E fanno ridere.
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