martedì 21 aprile 2015
Scende lo zeroazero su un San Siro rutilante di grafica sanamente ultrà e all'improvviso sembra che l'esito squallido di una partitina somigli a un sipario vergognosamente calato sull'intero campionato. I commenti sono amari, tanta è la delusione, severe le parole usate nei confronti dei protagonisti, dure per l'arbitro che forse ha rovinato lo spettacolo. Ma cosa s'aspettavano dall'Inter e dal Milan, le squadre più deludenti del torneo, le supercostose macchine un tempo esaltate da Brera che dibatteva di “folber” con “bauscia e cacciavid”? A Milano non c'è storia. Non c'è l'eroismo antibusiness di Parma, l'ipertatticismo di Empoli, l'orgoglio di Cesena, lo spettacolo di Palermo: la provincia dà lezioni alla metropoli tagliata fuori anche dagli ultimi fuochi del campionato coinvolgenti Roma e Napoli per quel posto in Champions League che un tempo era traguardo sportivo e oggi è credito bancario. Ho scritto da tempo che il calcio milanese non parteciperà all'Expo, che ha già i suoi problemi; c'è il tentativo di farlo esotico, con gli sforzi titanici di Thohir e le offerte iperboliche di Mister Bee e Mister Zong, ma nel frattempo è realtà piccola piccola in mano a due tecnici che si somigliano per impotenza, anche se Roberto ha già imparato tante cose e Pippo non le sa. Dunque lasciate in pace la Milano pallonara che tanto è salva e s'è presa un turno di riposo anche senz'essere guerriera. E ringraziate piuttosto chi - come Sarri, Reja, Di Carlo, Mandorlini - rende difficile la vita anche a Garcia, Benitez e altri super(pagati) tecnici costringendoli a giostrare per un posto in Champions, una sorta di scudetto secondario forse più mediatico che sostanziale. D'altra parte, coi tempi juventini che corrono, cos'altro si può fare? La Juve che inflisse una vera punizione alla Fiorentina nel ritorno di Coppa Italia era parsa una sontuosa macchina da guerra; quella che ha fermato il volo dell'aquila laziale è stata la rappresentazione di un cinismo tattico degno dell'antica Signora Omicidi il cui alfiere è oggi il castigator Bonucci, come un tempo fu il Tardelli furioso. Affrontiamo le sette partite che mancano già sapendo che il Napoli di Hamsik sta cercando di riformare i Tre Tenori con Gabbiadini e Higuain; che la Lazio di Anderson e Klose continuerà a rispettare l'anagrafe dei campioni; che la Roma di Pallotta finirà per essere vincente anche alla faccia di Garcia, di Totti e di tutti quelli che non hanno il coraggio di respingere gli ultrà della vergogna. (Un consiglio ad Angelino Alfano: i Daspo fanno ridere i violenti. E anche i polli).
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