mercoledì 22 agosto 2018
Dopo aver diviso le acque dalle acque attraverso il firmamento e aver imposto limiti precisi al mare Dio ha abbandonato le acque superiori al disordine oppure anche sopra la volta celeste si trova una realtà ordinata e funzionale? Il libro di Giobbe risponde a questa domanda così: «Sei mai giunto ai depositi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, che io riserbo per l'ora della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia?» (38,22-23). In ciò che Dio dice a Giobbe per invitarlo a ricredersi nella sua contestazione e a riprendere piuttosto un atteggiamento fiducioso verso di lui il creatore svela una parte ordinata del cosmo che l'occhio dell'uomo non raggiunge. Tutto ciò che è sottratto al caos non è lasciato al caso. Vale la pena notare nelle parole dette a Giobbe la doppia finalità per la quale Dio custodisce la grandine. Da una parte essa è strumento educativo per Israele. A questo proposito basterà ricordare almeno un passaggio profetico: «Vi ho colpiti con la ruggine, il carbonchio e la grandine in tutti i lavori delle vostre mani, ma voi non siete ritornati a me. Oracolo del Signore» (Ag 2,17). Dall'altra parte essa è strumento di Dio a protezione del suo popolo. Si ricordi in proposito la settima piaga d'Egitto (Es 9,13-35) e specialmente la battaglia di Gabaon contro i cinque re amorrei (Gs 10,1-15) sconfitti dalla grandine che Dio scaglia dal cielo lasciando aperto a Israele l'accesso alla terra promessa. Il cielo nasconde segreti nei quali l'ordine disposto da Dio serve alla vita del popolo educandolo e proteggendolo.
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