venerdì 20 giugno 2014
Domanda: «È troppo pretendere che si tenga un po' più conto di un'articolazione delle posizioni, e soprattutto che su temi delicati si accetti di discutere a fondo senza imporre un accordo predefinito (e lasciamo perdere da chi)?». Giusto! In una realtà che per scelta si definisce plurale, prima di decidere una linea unica si tenga conto di chi la pensa diversamente, cioè di eventuali dissensi. Titolo perfetto: «Democrazia e dissenso». Da applausi: hai letto su L'Unità la giusta insoddisfazione di Luca Baccelli (16/6, p. 15) perché nel Pd si prendono posizioni solo di parte, e si pretende di realizzarne gli obiettivi senza curarsi d'altro. Saresti d'accordo, ma fai una strana constatazione: lo stesso giorno – rilevato già qui (17/6) – stesso giornale erano in evidenza ben 7 (sette!) articoli tutti "su temi delicati" – eutanasia, matrimoni gay, fecondazione eterologa – che davano per scontate posizioni diverse, e inconciliabili con l'articolazione di altre pur non marginalmente presenti nella realtà dello stesso Pd. "Democrazia" pluralista come le frecce delle auto? Ora funziona, e ora no? E ripensi a Trilussa: «fo er socialista quanno sto a diggiuno/ ma quanno magno so' conservatore!».
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